Nel 1988 la Formula 1 assiste ad un dominio difficilmente descrivibile a parole. Noi, tuttavia, vogliamo provarci ugualmente. Tutto ebbe inizio al termine del 1987, il giorno in cui un certo Ron Dennis volle bussare alla porta di Honda, in quel momento compagna di avventure della Williams, convincendola ad aprire un ciclo che sarebbe restato per sempre nella memoria collettiva. Avete capito benissimo: per sempre.

A volte durante la fase di off sea­son è nec­es­sario fare delle scelte, pren­dere delle deci­sioni che potreb­bero influen­zare nel bene o nel male il prossi­mo futuro. Lo sa bene McLaren, che ha con­vis­su­to con queste rif­les­sioni al ter­mine del­la sta­gione 1987. Incombe­va un nuo­vo rego­la­men­to tec­ni­co che, a par­tire dal 1989, avrebbe impos­to il pas­sag­gio dai motori tur­bo a quel­li aspi­rati. Alcune squadre, Williams su tutte, optarono per la sec­on­da opzione già a par­tire dal­la sta­gione 1988. La scud­e­ria di Wok­ing invece, scelse di con­tin­uare anco­ra un anno con la motor­iz­zazione tur­bo: il risul­ta­to? La strepi­tosa MP4/4, arma per­fet­ta del pri­mo tito­lo irida­to di Ayr­ton Senna.

Era l’e­poca del dominio delle scud­erie ingle­si, McLaren e Williams in par­ti­co­lare. La sta­gione 1987, per la scud­e­ria di Wok­ing fu tut­tavia molto com­pli­ca­ta: il propul­sore TAG Porsche non era suf­fi­cien­te­mente affid­abile e non garan­ti­va la stes­sa poten­za di quel­lo Hon­da, equipag­gia­to sul­la FW11B cam­pi­one del mon­do di Nel­son Piquet. Non solo: a fine 1986 il leggen­dario prog­et­tista John Barnard las­cia la squadra per trasferir­si in Fer­rari. Tut­ti ingre­di­en­ti che anda­vano a com­porre una sta­gione asso­lu­ta­mente fal­li­menta­re. A questo pun­to, entra in sce­na il prin­ci­pale artefice del­la risur­rezione di McLaren: Ron Den­nis.

Den­nis, infat­ti, per la sta­gione 1988, con­vinse innanz­i­tut­to Hon­da a las­cia­re il team di Grove per equipag­gia­re le mono­pos­to di Wok­ing. Una mossa astu­ta che ebbe anche un sec­on­do fine: la parter­ship con la casa nip­pon­i­ca, non per­mise solo a McLaren di ottenere il miglior propul­sore del lot­to, ma anche di ingag­gia­re un pilota brasil­iano piut­tosto bra­vo, prove­niente dal­la Lotus: un cer­to Ayr­ton Sen­na, che con i col­ori bian­co e rosso diver­rà una vera e pro­pria leggen­da. Inoltre Gor­don Mur­ray, arriva­to a fine 1986 per sos­ti­tuire Barnard, fu pro­mosso a diret­tore tec­ni­co, e insieme a Steve Nichols fu uno dei padri prin­ci­pali del­la nuo­va MP4/4. Una vet­tura sem­plice­mente geniale, che estrem­iz­za i con­cetti visti sul­la Brab­ham BT55 idea­ta dal­lo stes­so Mur­ray nel 1986, spes­so tra­di­ta dal poco affid­abile BMW.

La nuo­va McLaren MP4/4 pre­sen­ta­va un telaio mono­scoc­ca in fibra di car­bo­nio con strut­tura hon­ey­comb. Ques­ta ossatu­ra a nido d’ape, insieme al mate­ri­ale uti­liz­za­to, ren­de­vano la vet­tura estrema­mente leg­gera rispet­to al clas­si­co telaio in met­al­lo. Il muso fu reso più stret­to in modo da aumentare la super­fi­cie dei pro­fili alari ante­ri­ori, allo stes­so tem­po riducen­do l’in­gom­bro frontale del cor­po vet­tura di cir­ca il trenta per cen­to. Anche il retrotreno fu riprog­et­ta­to. Mur­ray e Nichols pre­sen­tarono un pos­te­ri­ore estrema­mente ras­trema­to, che per­mise di miglio­rare l’ef­fi­cien­za del­l’es­trat­tore. Il risul­ta­to fu una mono­pos­to carat­ter­iz­za­ta da una grande effi­cien­za aero­d­i­nam­i­ca, che per­me­t­te­va alla MP4/4 di far reg­is­trare sem­pre le veloc­ità di pun­ta più elevate.

L’ele­men­to che però rese la nuo­va McLaren una vera e pro­pria macchi­na da record, non fu la nuo­va aero­d­i­nam­i­ca, ma il propul­sore Hon­da: un V6 da 1.5 litri con tur­bo com­pres­sore: 700 CV di poten­za ed un regime di rotazione di 14.000 rmp. Una vera e pro­pria opera tec­ni­ca Made in Japan. Ma quel­lo che ren­de­va i propul­sori nip­poni­ci inar­riv­abili era­no i con­su­mi. L’u­ti­liz­zo di un minor quan­ti­ta­ti­vo di car­bu­rante per­me­t­te­va alla scud­e­ria inglese di cor­rere con una vet­tura estrema­mente leg­gera, a dif­feren­za alla con­cor­ren­za, il che di fat­to ren­de­va la MP4/4 sem­plice­mente imbat­tibile sot­to ogni pun­to di vista.

La dif­feren­za con le altre mono­pos­to era abissale. Nelle qual­i­fiche del sec­on­do Gran Pre­mio del­la sta­gione ad Imo­la, Sen­na rifi­la ben tre sec­on­di e mez­zo al Cam­pi­one del Mon­do in car­i­ca Nel­son Piquet. Una cosa mai vista, pre­sa­gio di un dominio che si sarebbe pro­l­un­ga­to per il resto del cam­pi­ona­to. Su sedi­ci Gran Pre­mi dis­pu­tati nel 1988, Mclaren con­quista quindi­ci vit­to­rie, quindi­ci pole posi­tion, dieci doppi­ette e nat­u­ral­mente un Cam­pi­ona­to Costrut­tori. Nel­la clas­si­fi­ca piloti la spun­ta Sen­na, che pre­cede il com­pag­no di squadra Prost. Ha dunque inizio ad una delle rival­ità più accese e sen­tite del­la sto­ria del­la mas­si­ma serie auto­mo­bilis­ti­ca a ruote scop­erte. Il tut­to gra­zie ad un vero e pro­prio prodi­gio ingeg­ner­is­ti­co: la miglior McLaren di tut­ti i tem­pi.

Ph. Hon­da ©️

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