Nei prossimi giorni, con tutta probabilità, è atteso l’annuncio che ufficializzerà l’ingaggio di Davide Brivio da parte di Alpine F1 Team: una riflessione personale in merito a una scelta che appare molto coraggiosa.

Se la notizia di Davide Briv­io, che las­cia il ruo­lo di team man­ag­er Suzu­ki MotoGP per pas­sare alla Formula1, lì per lì mi ha quan­tomeno sor­pre­sa, più cer­co di immedes­i­mar­mi e trovare delle moti­vazioni in ques­ta scelta, più ho la sen­sazione che la stra­da intrapre­sa sia meno radiosa di quan­to pos­sa prefigurarsi.

Da una parte, infat­ti, riesco a com­pren­dere le ragioni che han­no por­ta­to il man­ag­er bri­an­zo­lo a cam­biare casac­ca e cam­pi­ona­to pro­prio nel momen­to in cui era rius­ci­to a chi­ud­ere il cer­chio e con­quistare una vit­to­ria che coro­na un sog­no costru­ito tas­sel­lo per tas­sel­lo, in tan­ti anni e con tan­to sforzo.

Cer­to ci vuole cor­ag­gio per las­cia­re tut­to all’apice del suc­ces­so. Da Cam­pi­oni del Mon­do e con la prospet­ti­va di una sta­gione a venire in cui ripetere l’exploit non sem­bra poi così utopis­ti­co, alla luce anche del fer­mo forza­to di Marc Mar­quez per la pri­ma parte del cam­pi­ona­to. Un’annata che par­tirà final­mente con una moto com­pet­i­ti­va in modo costante e con due gio­vani piloti come Mir e Rins. Quel Joan Mir cui Davide ha ripos­to, in modo lungimi­rante, tut­ta la fidu­cia, dopo la delu­sione per non essere rius­ci­to a trat­tenere in Suzu­ki il gio­vane Viñales, pur con la prospet­ti­va di un com­pen­so esorbitante.

Lo capis­co, comunque, per­ché un per­son­ag­gio come lui, che ha trascor­so l’esistenza intera all’interno dap­pri­ma del­la 500 e suc­ces­si­va­mente del­la MotoGP, che ne ha vis­su­to l’era più coin­vol­gente a con­tat­to con i pro­tag­o­nisti asso­lu­ti, fisi­o­logi­ca­mente è por­ta­to, pri­ma o poi, a cer­care nuove moti­vazioni, nuove sfide. La For­mu­la 1 è, di fat­to, la pun­ta di dia­mante del Motor­sport e non sono pochi quel­li, anche nel mon­do delle due ruote, che si privereb­bero di una falange per avere acces­so al cir­cus, prob­a­bil­mente anche per rico­prire ruoli meno pres­ti­giosi di quel­lo cui è can­dida­to Briv­io. Un’occasione, insom­ma, da cogliere imme­di­ata­mente, in quan­to dif­fi­cil­mente riproponibile. 

La col­lo­cazione in Alpine F1, però, non mi sem­bra in sin­to­nia con quel­la che è la filosofia un po’ “simon­cel­liana” del team man­ag­er. I pun­ti di forza che han­no con­dot­to la Suzu­ki alla vit­to­ria sono sta­ti innanz­i­tut­to l’aver cre­ato una squadra incen­tra­ta sulle per­sone e sul rap­por­to umano. Si trat­ta di un team stori­co in cui l’efficacia del lavoro è con­seguen­za del­la pas­sione e dall’ambiente frater­no all’interno del pad­dock, in cui si res­pi­ra un’atmosfera famil­iare e rel­a­ti­va­mente ser­e­na. Un team in cui si è pun­ta­to tut­to su gio­vani con molto poten­ziale ma con scarsa espe­rien­za nel­la serie mag­giore, dan­do loro fidu­cia e costru­en­do a pic­coli pas­si la loro car­ri­era. Non che Briv­io sia uno sprovve­du­to, anzi: nel­la sua car­ri­era si è trova­to a gestire piloti del cal­i­bro di Max Biag­gi, Valenti­no Rossi, Sete Giber­nau e Jorge Loren­zo, tut­ti per­son­ag­gi dall’indole caris­mat­i­ca e san­guigna, e i loro rec­i­pro­ci con­trasti. Uno dei suoi gran­di mer­i­ti, inoltre, è quel­la di essere rius­ci­to a comu­ni­care costrut­ti­va­mente con i ver­ti­ci giap­pone­si dell’azienda, stori­ca­mente in dif­fi­coltà nell’interpretazione delle esi­gen­ze degli europei nel repar­to corse.

Quel­la però che si prospet­ta in Alpine F1 è, almeno allo sta­to attuale, una situ­azione oppos­ta. De Meo, noto­ri­a­mente, ha una visione incen­tra­ta sul­la per­for­mance imme­di­a­ta e sull’estrema com­pet­i­tiv­ità, anche all’interno dei mem­bri del­la scud­e­ria. Non sarà facile per il nuo­vo team prin­ci­pal costru­ire, in un tal cli­ma da ansia da prestazione, un ambi­ente idil­li­a­co quale quel­lo las­ci­a­to in Suzu­ki. Avrà inoltre a che fare con un cer­to rook­ie chiam­a­to Fer­nan­do Alon­so, dal caris­ma e dal­la capac­itò, den­tro e fuori all’abitacolo, ben supe­ri­ore a quel­la dei suoi gio­vani pupil­li in MotoGP. 

Lun­gi dal vol­er con­sid­er­are Davide un agnel­lo nel­la tana dei lupi, conoscen­done e apprez­zan­done da tan­ti anni le capac­ità umane e man­age­ri­ali, cre­do che comunque non sarà una stra­da facile da per­cor­rere quel­la all’interno di una scud­e­ria che, oggi come oggi, deve anco­ra dimostrare di pot­er­si affer­mare quale con­cre­to antag­o­nista dei team maggiori.

Di cer­to Davide Briv­io potrà essere, in Renault, un otti­mo inter­locu­tore con Domeni­cali, con il quale con­di­vide, oltre alla nazion­al­ità, l’etica e la visione antropocen­tri­ca leale (e sobria) del­lo sport. 

 Ph. RaceFans ©

 

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