Nonostante le prove in chiave 2021 non siano certamente una novità, il rake mostrato dalla Ferrari ad Abu Dhabi sembra fornire ulteriori indizi sulla monoposto rossa che sarà. E le sonde sembrano confermarlo.
Nel corso della passata stagione, molti sono stati i team che hanno portato in pista diverse soluzioni in ottica 2021 e, ognuna di esse, costituiva un tentativo volto a guadagnare quei chilogrammi di carico persi a causa delle normative tecniche che interesseranno alcune aree nevralgiche della monoposto, come il gruppo fondo diffusore, all’alba della nuova annata competitiva. Questi ultimi elementi, infatti, perderanno alcune caratteristiche che ne hanno determinato la complessità attuale e, con essa, spariranno anche i relativi benefici che ne derivavano in termini di prestazione pura, costringendo i progettisti a lavorare attorno a limiti dimensionali e geometrici ben diversi e più stringenti, seppur con risultati che, a detta di alcuni, sembrano assolutamente positivi.
Nel caso specifico della Ferrari, ciò che si è visto in pista in occasione delle prove del Gran Premio del Portogallo ha costituito un importante assaggio in chiave futura, a cui la scuderia sembra nuovamente prestarsi agli occhi degli attenti osservatori presenti ad Abu Dhabi. In questa occasione, la SF1000 ha infatti sfoggiato un angolo di rake davvero estremo, piuttosto insolito per la sua attuale configurazione a passo lungo, ma che sembra destare particolare interesse nei tecnici di Maranello che, per questo, si stanno impegnando parecchio nello studio della complessa fluidodinamica che caratterizza la zona posteriore. In particolare, il fitto reticolo costituito dalle sonde Kiel sembra non adottare la classica e squadrata configurazione “rettangolare” che altrimenti caratterizza le stesse in occasioni come questa, lasciando che a contraddistinguerne la forma sia una distribuzione ben più articolata e curvilinea, molto più simile a quella che il flusso avrebbe nel momento in cui avviene il distacco dello stesso dalle ruote e dalle superfici alari del retrotreno. In altre parole, è stato scelto di disporre le sonde secondo una distribuzione che fosse in grado di seguire, con più precisione e fedeltà, gli andamenti dei fluidi in quella particolare zona e secondo quello stesso complesso movimento che questi compiono nell’area evidenziata, al fine di fornire ai tecnici del Cavallino un quadro estremamente chiaro della situazione, peraltro facilitando il confronto con i risultati delle simulazioni fluidodinamiche che, si sa, non sempre sono semplici da interpretare o avvalorare.
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