La leggenda dell’era moderna, l’eccentricità e il talento puro. Sette titoli mondiali, un’imbattibilità senza limiti: questa è la storia di Lewis Hamilton.
Lewis Carl Davidson Hamilton. Già il nome pare pulluli di una certa regalità. In effetti, molti lo chiamano il “Re Nero” della Formula 1, non solo perché è il britannico al volante più vincente di sempre, ma anche perché è considerato uno tra i piloti più forti e talentuosi mai esistiti. Record su record e sette iridi mondiali: insieme a Schumacher, occupa i piani più alti dell’Olimpo dei Campioni.
Dal suo arrivo in Formula 1 nel 2007 ad oggi, Lewis è cambiato tanto. Un cambiamento che non vuole tenere conto delle sue acconciature, del suo stile eccentrico o dei suoi sempre più numerosi tatuaggi. Nasce nel 1985 a Stevenage, la contea dell’ Hertfordshire. Le sue sono origini umili, è riuscito a perseguire il sogno di arrivare tra i grandi di quel pazzo Circus che è la Formula 1 dividendosi tra dedizione, difficoltà e sacrificio, anche da parte di suo padre, a cui è molto grato. Insieme, e per molto tempo, hanno creato il suo percorso di vita, prima come uomo, poi come pilota, cercando di pensare anno per anno e corsa per corsa a quale fosse il miglior atteggiamento e il miglior ambiente in cui crescere. “Non sprecare mai il tuo talento e le tue energie in altre cose stupide”, gli diceva papà Hamilton. E lui obbediva, manteneva i piedi per terra e andava avanti, credendo esclusivamente in sé stesso, senza mai distogliere l’attenzione dal suo obiettivo.
Da quel Gran Premio all’Albert Park in cui arrivò terzo per la gioia sua e quella di Ron Dennis, dicevo, è cambiato tanto. Ma già allora qualcuno capì che Lewis avrebbe fatto grandi cose. Ha battuto ogni suo rivale, e ha commesso pochi, pochissimi errori. Ha guadagnato gradualmente più libertà e più fiducia nella sua capacità di gestire la carriera.
È diventato un vero e proprio idolo. Un personaggio figlio del suo tempo, amato quanto temuto per la sua impeccabile bravura al volante nell’era moderna dei motori mondiali.
La sua natura “social”, che mette in mostra anche le passioni, le abitudini e i pensieri lontani dal paddock, ha fatto sì che una nuova generazione di tifosi si avvicinasse a uno sport che di pubblico giovane ne aveva sempre meno. Da quest’anno, poi, si è mostrato portabandiera di messaggi importanti. Quella sua scritta sulla schiena, riportata nel retro del suo casco, “Still I Rise”, è diventata un motto motivazionale per molti.
A differenza di alcuni suoi colleghi maniacalmente superstiziosi, Lewis punta tutto sulla concentrazione. Prima di una corsa non segue rituali, resta nella sua stanza a guardare qualche film o qualche show televisivo, oppure ascolta della musica ad occhi chiusi. La Formula 1 per lui è davanti a tutto, ma non è tutto. La musica, come la moda, è qualcosa che gli piace molto, si pensa sia lui, infatti, quel “XNDA” che duetta con Christina Aguilera.
Il talento da solo non basta, non vinci senza forza mentale, e Lewis ne ha sempre rappresentato la perfetta fusione. La sua continuità è dovuta ad un’incredibile armonia e un equilibrio sviluppati dentro e fuori la pista, resi costanti anche dalla vicinanza e dal supporto di figure fondamentali che lo hanno sempre seguito nel suo percorso in Formula 1.
Tra quelli che videro in Hamilton la stoffa del campione, c’era anche Niki Lauda. Nel periodo di rodaggio della Mercedes in cui gli alfieri scelti erano Rosberg e Schumacher, in Lauda cresceva sempre più la convinzione che quel pilotino nero avrebbe portato la scuderia delle frecce d’argento sul tetto del mondo. Tra i due si instaura un bellissimo legame e Niki, dall’alto della sua esperienza, gli regala insegnamenti preziosi.
Nei suoi primi anni in Formula 1, Lewis voleva sempre salire sul gradino più alto del podio. Un’arma a doppio taglio, non arrivare primo voleva dire aver fallito, e questo generava in lui un’insofferenza destabilizzante. Col tempo, mette in pratica le indicazioni del campione austriaco: “I mondiali si portano a casa anche accontentandosi dei piazzamenti”. Poi, unisci a questo una gran calma, una gran macchina e il gioco è fatto.
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