Per la Ferrari si chiude una stagione che definire difficile è poco. Prestazioni e risultati terribili, l’addio a Sebastian Vettel sono ciò che rimane del 2020. Il futuro affidato alle capaci mani di Charles Leclerc e Carlos Sainz, ma con tanti problemi da risolvere.
Finalmente. È finita. Questa stagione va in archivio, con i suoi tanti dispiaceri. A cominciare da una vettura progettata male e costruita su un motore poi azzoppato dall’accordo con la FIA, passando per una gestione rivedibile del rapporto con Sebastian Vettel e per le prestazioni di Charles Leclerc, capace di fantastici acuti e di errori gravi. Finendo con ricorrenti problemi ai pit stop e scelte tattiche discutibili. Difficoltà che hanno reso la stagione 2020 della Ferrari molto simile ad un calvario e che ci hanno proposto anche questioni di tipo manageriale, ben rappresentati dall’improvviso addio di Louis Camilleri.
È finita con un’altra gara anonima, in cui un solo lampo ha illuminato un cielo altrimenti plumbeo, il quarto posto di Leclerc nella seconda manche di qualifica. Un risultato davvero insignificante, cartina di tornasole di un week-end in cui vengono confermati i passi indietro fatti dalla SF1000 nelle ultime settimane, dopo che il trittico Portimao-Imola-Istanbul aveva offerto la speranza di un finale di stagione in crescendo. Il Gran Premio di Abu Dhabi è stato una tale rovina che non vale la pena raccontare null’altro, su quanto accaduto in pista.

Nonostante questo, le emozioni non sono mancate. Sebastian Vettel ha chiuso la sua esperienza nella Scuderia Ferrari. Sei anni intensi, con tanti alti ed altrettanti bassi, chiusi da un finale sportivamente triste. Rimarrà, dell’era Vettel, il rammarico di non aver realizzato il sogno del Campionato del Mondo; ma il passar del tempo farà emergere principalmente il rapporto profondo con il team, i sentimenti intensi provati da Seb per tutto ciò che è Ferrari, la sua devozione da tifoso alla Scuderia, il suo stile unico, per serietà ed onestà. La passione con cui ha vissuto ogni momento di questa storia d’amore e l’affetto con cui la custodirà. Miglior testimonianza di tutto questo, sono le manifestazioni di stima che ripetutamente il suo compagno di squadra gli ha dedicato, compreso un ringraziamento toccante nel post gara.
Del resto, la stima è reciproca. Più di una volta, il tedesco ha elogiato il suo ormai ex-compagno di squadra. Charles Leclerc è colui che lo ha messo in un angolo, colui che ha convinto la Ferrari a privarsi di Seb, ma anche dopo la fine della stagione gli sono arrivate parole piene di sentito apprezzamento, una sorta di affettuoso passaggio di consegne. Il monegasco ha tutte le doti per essere un grande campione, deve limare qualche tratto di eccessiva esuberanza che lo ha portato a fare errori che non potrà più permettersi, ma è certo che se sarà adeguatamente supportato dal team i risultati arriveranno. Il talento sconfinato è evidente, cristallino, nel sottolinearlo Vettel dice “il miglior talento degli ultimi quindici anni”. Aggiunge, qualunque cosa accada a Charles, la raccomandazione di sorridere ed essere felice: perché il privilegio di essere il punto di riferimento della Ferrari è unico, perché arriveranno momenti difficili e sorridere sarà il miglior modo di affrontarli.
Difficoltà che sono la realtà di oggi. Un punto nelle ultime tre gare, ottenuto tra l’altro in modo fortunoso: questo vale il 2020 della Scuderia Ferrari. Il sesto posto in classifica costruttori è il secondo peggior risultato della storia, dopo il decimo del 1980, ed eguaglia le stagioni 1962, 1969 e 1973. Charles è stato a lungo vicino al quarto posto nella classifica piloti, ma è finito ottavo, evitando per un punto il sorpasso di Lando Norris e regalando a Maranello un risultato secondo solo al disastroso 1980. Ma facendo, in ogni caso, quasi il triplo dei punti del suo compagno di squadra.
Il bilancio sportivo è terribile, sotto tutti i punti di vista. Una gestione incerta, soprattutto per alcune scelte tattiche, ben rappresentata dalla lentezza dei pit stop. Era evidente che tutti quegli errori stessero ad indicare qualche problema importante ed è stato proprio Vettel, difendendo i meccanici, ad evidenziarne la causa: non è la preparazione degli addetti o l’organizzazione della squadra che si occupa di questo momento così importante, ma l’arretratezza tecnologica degli strumenti usati.

Quello del ritardo tecnologico è un tema che ritorna costantemente nelle analisi dei fallimenti della Scuderia Ferrari, anno dopo anno. I dati della pista che non confermano quelli della galleria del vento, il simulatore obsoleto che contribuisce ad aumentare la confusione. Ora anche i dadi e le pistole. Come si pretenda di lottare al vertice, in questa situazione, è incomprensibile. Ed è miracoloso che, negli anni passati, le vetture di Maranello siano state così competitive. Di fronte a questo scenario tecnologicamente dimesso, però, è ora di prendere coscienza delle differenze con la macchina (quasi) perfetta del team Mercedes. Anche negli anni migliori, 2017 e 2018 su tutti, dovendo patire simili gap strutturali, tenere il passo delle frecce d’argento era possibile solo quando andava tutto per il verso giusto; alla prima difficoltà, al primo intoppo o quando da Brackley arrivavano gli upgrade, sulla Ferrari calava la nebbia tipica degli inverni padani.
Tutto questo va tenuto bene in considerazione, quando si valutano i fallimenti dei piloti chiamati a riportare al titolo la gloriosa Scuderia. Alonso, Massa, Raikkonen, Vettel ed, in ultimo, Leclerc hanno dovuto lottare con handicap pesantissimi, contro organizzazioni perfette ed inarrestabili come Red Bull e Mercedes, dominatrici degli ultimi undici anni. Per questo, chiunque siano i piloti, creare un’organizzazione efficace per metterli nelle condizioni di lottare ad armi almeno pari con i rivali più forti, deve diventare un obbligo morale, per chi gestisce organizzazione e settore tecnico della Ferrari.
Si deve cominciare già dal 2021, tra poco meno di cento giorni. Charles Leclerc, Carlos Sainz. Un motore di cui si parla molto bene, un nuovo simulatore, l’ennesima riorganizzazione della GES. A Barcellona per i test e a Melbourne, poi, si comincerà a capire cosa attendersi per il futuro. Per il momento, addio 2020. Non è stato un piacere.
Ph.: Ercole Colombo, XPB Images, Ferrari ©