In un circuito storicamente favorevole alla Ferrari, le Rosse hanno dato vita ad una prestazione anonima. Un passo indietro rispetto alle ultime gare, un ritorno ai Gran Premi disastrosi di Settembre. Non resta che aspettare la fine della stagione.
Michael Schumacher, Fernando Alonso, due volte Felipe Massa, altrettante Sebastian Vettel. Sei vittorie e quattordici podi, numeri che vedono la Ferrari svettare tra i costruttori nell’albo d’oro del Gran Premio del Bahrain. Numeri che avrebbero potuto anche essere migliori se non ci fossero state situazioni tanto rare quanto determinanti, come il guasto al DRS di Fernando Alonso nel 2013, l’esplosione del motore nel giro di formazione che fermò un Sebastian Vettel in grado di arrivare sul podio o il doloroso team radio con cui Charles Leclerc avvertì di sentire “qualcosa di strano nel motore” a pochi giri dalla fine dell’edizione 2019, fino a quel momento dominata.
Insomma, storicamente il tracciato di Sakhir è favorevole alle Rosse e, pur consapevoli dell’importanza del motore sui lunghi rettilinei del circuito del Bahrain, le prove di Portimao, Imola e Istanbul facevano ben sperare. Le stesse parole dei protagonisti tradivano, se non ottimismo, speranza. Anche di rientrare nella lotta per il terzo posto nel Campionato Mondiale Costruttori.
La competitività che la SF1000 ha mostrato nella calda notte del deserto, invece, è ben lontana da quanto auspicato nelle interviste che precedono il week-end. Lo si vede immediatamente sin dalle FP1, in cui, per la verità, la Scuderia si concentra su prove comparative in ottica 2021; al venerdì e nelle prove libere del sabato mattina, Vettel e Leclerc rimangono ai limiti della top ten, rendendo chiaro che l’accesso alla fase finale delle qualifiche sarà decisamente complesso.
In effetti, le qualifiche finiscono in Q2, con Vettel undicesimo e Leclerc dodicesimo, vicinissimi tra loro e a poco più di un decimo di distanza dalla decima posizione di Gasly. In molte gare di questa stagione, partire appena fuori dalla top ten si è rivelato un vantaggio per la possibilità di scegliere le migliori coperture con cui iniziare il Gran Premio, spesso la mescola di media durezza, mentre le vetture che precedono hanno quasi sempre l’obbligo di montare le più soffici. In Bahrain questo vantaggio non c’è perché tutti i primi dieci hanno la gomma gialla e, quindi, non si può contare sulla strategia più favorevole.
Charles Leclerc prova a fare qualcosa di diverso, opta per la mescola più dura con l’intenzione di fare un primo stint molto lungo e decidere il da farsi sulla base dell’andamento della gara. Nonostante la gomma bianca, la partenza è ottima e si ritrova decimo, ma la gara viene interrotta per il terribile incidente occorso a Romain Grosjean. Dopo la lunga pausa, il monegasco cambia mescola e monta le gialle. Anche la seconda partenza è eccellente e, quando entra in pista la safety car per il contatto tra Kvyat e Stroll, Charles si ritrova ottavo. Alla ripartenza, mantiene la posizione, ma alle sue spalle rinviene un sorprendente Carlos Sainz con gomma soft; il futuro ferrarista supera con una staccata imperiosa la SF1000 di Leclerc e se ne va, seguito da Ricciardo e Gasly che fanno un sol boccone della Rossa. Da lì in poi, la gara della Ferrari numero 16 è un faticoso e malinconico remare a metà gruppo, fuori dalla zona punti; infine raggiunta per il rotto della cuffia, grazie al ritiro di Sergio Perez.
La gara di Sebastian Vettel è persino peggiore. Due partenze prudenti, in cui viene superato entrambe le volte dal compagno di squadra, molto più aggressivo. Qualche lamentela eccessiva in radio, per le manovre di Leclerc. Anche per lui, cambio di pneumatici da medie a dure tra i due start e per il resto tanta sofferenza per una macchina che, in un team radio, ha definito inguidabile.
Doppiati entrambi, per la seconda volta in stagione Leclerc, per la quinta Vettel. A parte i primi giri di ogni stint, poche prestazioni e molta fatica; la causa di un degrado molto pesante che ha provocato sofferenza sulle gomme, soprattutto le posteriori, è stata individuata da Mattia Binotto nelle caratteristiche dell’asfalto e con le condizioni ambientali più calde in cui si è gareggiato.
Questa analisi fa pensare, prima di ogni altra cosa, a quante gravi difficoltà dovranno affrontare i piloti in entrambi i prossimi appuntamenti, in particolare quello di domenica prossima sulla versione ”ovale” del circuito del Bahrain; di conseguenza, è ipotizzabile che si possano archiviare le speranze di agganciare i team che precedono la Ferrari, ma anche che difficilmente Leclerc potrà attaccare la quarta posizione del mondiale piloti. Soprattutto, è deludente dover commentare questo passo indietro. Il ritmo delle due SF1000 rimandava con la memoria a gare come Spa e Mugello, nelle quali dopo una bella partenza di Leclerc i due piloti di Maranello venivano, man mano, risucchiati in posizioni anonime.
In questo contesto, con strategie ingiudicabili proprio per la difficoltà nell’utilizzo e nel consumo degli pneumatici, va sottolineato come dopo tanto tempo non siano stati commessi errori nei pit stop. Vedremo se è un’inversione di tendenza, in ogni caso è una magrissima consolazione. Squadra, piloti e tifosi ormai sono uniti nel countdown verso l’unico obiettivo rimasto in questa stagione: due Gran Premi alla fine.
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