Da potenziale trionfo ad un clamoroso tonfo, il trecentesimo Gran Premio della Red Bull si conclude con un bottino più magro di quanto preventivato, frutto di una fretta eccessiva e di qualche azzardo di troppo.
L’appuntamento in Turchia, caratterizzato da un maltempo insistente e persistente, passerà alla storia tanto per il settimo titolo di Lewis Hamilton, quanto per l’imprevedibilità del risultato finale, consegnando ai libri di storia uno dei Gran Premi più particolari della storia recente. Il fattore meteorologico ha giocato un ruolo fondamentale nella definizione dell’intero fine settimana, venerdì a parte, costringendo ciascun team a fare ricorso a strategie altamente differenziate, come descritto in un apposito articolo, scelte in accordo con le proprie esigenze e possibilità, producendo un numero di risultati e di esiti estremamente differenti e poco, o per nulla, preventivabili.
Il week-end di casa Red Bull, come già anticipato, è stato in larga parte plasmato dalle variabili climatiche, creando delle condizioni in cui, di fatto, la RB16 ha saputo distinguersi per una buona versatilità complessiva, almeno fino alla seconda parte di gara dove, come vedremo a breve, le prestazioni complessive hanno subito un crollo a causa di errori di entrambi i piloti e ad un setup non completamente corretto e poco lungimirante. I due alfieri della scuderia anglo-austriaca segnano un’ottima qualifica e si dimostrano a grandissimo agio sul bagnato, grazie al grande carico aerodinamico della propria vettura e alle prestazioni positive che questa è stata in grado di garantire a entrambi i piloti che, grazie alla confidenza conferita dal mezzo meccanico, ottengono un secondo e un quarto posto in griglia, ottenuti rispettivamente da Max Verstappen e Alexander Albon. Al via, a causa delle condizioni umide dell’asfalto, ambedue i conduttori partono montando gomme da bagnato, ma, allo spegnimento dei semafori, sono protagonisti di uno spunto pessimo che costa loro diverse posizioni. Quella che si susseguirà, da qui in avanti, sarà una serie caotica e largamente irregolare di eventi, con costanti minacce di pioggia ed errori di vari piloti destinati a segnare tutto il prosieguo di quella che, probabilmente, può essere definita come la gara più matta di questo 2020 e, già nei soli primi quattro giri, questo trend appare incredibilmente evidente. In tale frangente, infatti, Albon riesce a sopravanzare un Hamilton andato lungo, mentre un indemoniato Verstappen si esibisce in una serie di scodate ad ogni uscita di curva, inclusa la penultima chicane ove, per tenere il ritmo di un Sebastian Vettel preciso e sul velluto, rischia di girarsi, evidenziando le grandissime differenze tra il suo stile di guida e quello del tedesco. Come se non bastasse, Lance Stroll fa notare come la pista, seppur in piccola misura, sia soggetta ad una progressiva e lenta asciugatura, mettendo parzialmente sul chi va là tutto il resto della griglia che, nel caso di un raggiungimento del tempo di “crossover”, stimato in circa un minuto e quaranta secondi, può passare alla mescola liscia. Tuttavia, tale limite sembra essere attualmente ben lontano e per far fronte a questa prima, parziale progressione si decide di passare unicamente alle gomme intermedie, col leader della corsa, Stroll, che rientra ai box per primo, facendo guadagnare qualcosa all’inseguitore olandese che, oltre a salire in seconda posizione, segna il giro più veloce nel corso del decimo passaggio. Una volta rientrato anche Sergio Perez, fino a quel momento leader virtuale, il duo Red Bull, composto rispettivamente da Verstappen e da Albon nelle due posizioni di vertice della classifica, salvo poi rientrare, in sequenza e per montare anch’essi mescola intermedia, giungendo in pit-lane nel corso del dodicesimo e del tredicesimo giro e uscendo, di conseguenza, in terza, nonostante una sosta durata quattro secondi a causa di una variazione di assetto operata sull’ala anteriore, e in sesta piazza. Il primo pilota a lasciare la corsa sarà, di lì a qualche attimo, l’italiano dell’Alfa Romeo Racing, Antonio Giovinazzi, che sarà costretto ad accostare a bordo pista a seguito di un problema tecnico, innescando il regime di Virtual Safety Car dal tredicesimo al quindicesimo giro.
Alla ripresa, Albon si ritrova nuovamente a capitalizzare su un lungo di Hamilton, che lascia strada libera al tailandese che può, così, tentare un primo attacco nei confronti di Vettel, pur senza successo. Il ritmo dei due alfieri Red Bull cresce esponenzialmente, al punto che Verstappen è, ormai, talmente vicino a Perez da poter studiare l’attacco quando questi è a meno di mezzo secondo da lui; tuttavia, la troppa fretta inganna in malo modo l’olandese, che arriva in Curva 11 attaccato alla posteriore destra del pilota della Racing Point, ricevendo uno spropositato quantitativo d’acqua che, unitamente ad un repentino scarto verso l’esterno terminato sulla porzione verde del cordolo, si produce in un rovinosissimo e pericoloso testacoda che lo porta a piantarsi in rettilineo. A causa delle gomme, ormai spiattellate a seguito dell’errore, Verstappen è costretto ad una sosta extra ai box, da cui, dopo esser rientrato da terzo, uscirà solamente ottavo e su gomma intermedia nel corso del diciannovesimo giro. Nel mentre, Albon continua a produrre ottimi tempi, segnando nuovamente il giro veloce nel corso della ventesima tornata e facendo pensare ad un eventuale avvicinamento al tempo di crossover. La situazione dell’olandese prosegue in un solco negativo nel momento in cui scatta un’indagine nei suoi confronti, pur senza ulteriori conseguenze, a causa di un passaggio sulla linea bianca all’uscita della corsia box, salvo tornare in positivo quando, nel corso del ventiduesimo passaggio, torna a marcare un ottimo ritmo che lo porta a segnare il giro più veloce. Tuttavia, un lungo che, di lì a due giri, lo porta all’esterno dell’ultima curva, inizia a segnare l’ultima parte di gara per l’olandese, che si renderà protagonista di una catena di errori destinati a culminare, nel corso del cinquantaduesimo passaggio, in un ulteriore testacoda, frutto di un progressivo degrado nella resa del proprio assetto e delle proprie gomme di cui arriverà a lamentarsi, con costanza e insistenza, fino al cinquantacinquesimo giro. Nonostante una buona resa complessiva della RB16, infatti, la fase finale della corsa si è repentinamente trasformata in una grande sofferenza per il muretto e per i due conduttori, con Albon che, anticipando il proprio compagno di squadra di diciotto giri, si gira quasi nello stesso momento in cui anche Kimi Raikkonen si rende protagonista di una giravolta, a testimonianza delle condizioni correnti del tracciato e delle difficoltà incontro alle quali vanno le vetture che hanno prediletto un assetto più improntato a condizioni di bagnato pesante. In più, il tailandese subirà un calo nel ritmo che lo porterà a farsi infilare diverse volte e in maniera multipla, come visto nel corso del quarantesimo giro quando, in poche manciate di secondo, è stato passato da Stroll, Leclerc e Vettel nell’ultima sezione guidata del circuito.
Il trecentesimo Gran Premio della Red Bull si conclude, quindi, con due magri sesto e settimo posto, colti rispettivamente per mano di Max Verstappen e Alexander Albon. Il buon potenziale visto nel corso delle qualifiche e, alla stessa maniera, nella prima parte di gara, si è vanificato miseramente man mano che la pista si è asciugata a causa di un assetto evidentemente improntato sulle specifiche di una superficie maggiormente bagnata, nonché per via di una fretta eccessiva dei propri piloti, Verstappen in primis, che ha buttato via un probabile podio a causa di una fretta eccessiva e di uno stile di guida forse troppo sporco in condizioni che, di esso, non necessitavano.