Cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia. A Istanbul succede di tutto e di più, ma a uscirne vincitori sono sempre la Mercedes e Lewis Hamilton, che conquista il settimo Mondiale in carriera con una performance eccezionale.
Un Gran Premio speciale per Lewis Hamilton, che a bordo della W11 ha centrato il sogno di quando era bambino: eguagliare Michael Schumacher. Ma andiamo con ordine. Che sarebbe stato un week-end particolare lo si è capito già dal venerdì, con i piloti che si lamentavano costantemente della mancanza di grip, che rendeva le curve dell’Istanbul Park più adatte ad una drift battle che a un Gran Premio di Formula 1. Se qualcuno se lo stesse ancora chiedendo, asfaltare una pista appena prima di farci girare delle monoposto da 1.000 Cv non è una buona idea. Come spesso accade, in condizioni di aderenza precaria i due alfieri della Mercedes hanno faticato più del solito a trovare il giusto ritmo, tanto che nelle prime due sessioni di libere solo Bottas riesce ad avvicinarsi alle posizioni di vertice, rimanendo però sempre dietro a Verstappen e Leclerc. Il leader del mondiale sembra in crisi, tanto da definire il nuovo asfalto “una vera m***a! Con la M maiuscola…”.

Per attenuare il problema gli organizzatori decidono di far girare auto stradali sul tracciato per tutta la notte nella speranza di gommare la pista e garantire una maggior tenuta. Ma le nuvole sopra il cielo turco non sono dalla parte degli organizzatori. Il sabato le temperature calano drasticamente e la pioggia inizia a scendere copiosa. Le FP3 sono pressoché inutili per i piloti in ottica gara, tanto che Lewis Hamilton si limita a fare qualche giro chiudendo la sessione in ultima posizione. Nel pomeriggio, durante una sessione di qualifiche interrotta per ben due volte con la bandiera rossa a causa delle avverse condizioni meteo, ad imporsi è Lance Stroll, che centra la prima pole position in carriera, mentre le due Mercedes chiudono attardate, con Hamilton sesto e Bottas addirittura nono.
Ma si sa, i conti si fanno alla fine. La domenica. Allo spegnimento dei semafori le due ex frecce d’argento partono alla grande nonostante le condizioni critiche dell’asfalto, ancora bagnato dalla pioggia che aveva smesso di abbattersi su Istanbul appena qualche minuto prima del via. Hamilton e Bottas arrivano in Curva 1 stringendo a sandwich le due Renault di Ocon e Ricciardo, immediatamente dietro alle due Racing Point di Stroll e Perez. Ma in quell’imbuto in discesa in quattro non si passa. Fisicamente impossibile. Così Hamilton, dall’interno, sfiora Ricciardo che, a sua volta tocca il compagno di squadra facendolo girare. Bottas si spaventa e inchioda cercando di evitare la vettura di Ocon, ma finisce per girarsi anche lui. Il Mondiale sembra chiuso. Hamilton deve solo portare l’auto infondo, mentre le due Racing Point tentano la fuga. Alla fine del primo giro il leader della classifica è sesto, dopo un lungo in Curva 9 che ha permesso a Vettel e alle due Red Bull di sopravanzarlo.
Mentre Lewis si piazza alle spalle di Vettel senza però riuscire a superarlo, Bottas dopo ventuno giri si è già girato tre volte. Tre. Ogni commento è superfluo. Dopo un primo turno di stop, necessario per passare alle intermedie, Lewis inizia ad ingranare e, mano a mano che gli altri piloti si fermano per sostituire le Intermedie usate con delle nuove, il pilota britannico giunge fino alle spalle del leader Sergio Perez e lo supera, al giro trentasette, prendendosi la testa della corsa.
Nel frattempo, nelle retrovie, Bottas continua a collezionare errori e testacoda, mentre il compagno di squadra passa per primo sotto la bandiera a scacchi e trionfa. Oltre alle lacrime di Lewis per un record che lo consacra di diritto tra i migliori piloti della storia, questo Gran Premio ci lascia l’immagine dell’umiliazione di Valtteri Bottas, surclassato dal compagno di squadra sotto ogni punto di vista. Per tutto l’anno. Taglierà il traguardo quattordicesimo, fuori dalla zona punti, doppiato da chi guida la sua stessa monoposto e con all’attivo più testacoda che sorpassi.

Mentre Lewis Hamilton, immenso, bagna di lacrime e champagne il week-end turco, per Bottas e la Mercedes è arrivato il momento di fermarsi a riflettere. Il pilota finlandese deve pensare a cosa fare nella vita, se accontentarsi del ruolo di comparsa, nel Circus e nel team, o se (e come) vestire i panni del protagonista. Brackley, invece, deve ponderare le sue scelte e capire se vale la pena rischiare di perdere un talento come George Russell per un trentunenne ormai all’apice della carriera che accusa, al momento, centodieci punti di distacco dal compagno di squadra. Ma, nel frattempo, la strada verso il successo, per Mercedes, è illuminata dalla stella più splendente nel firmamento automobilistico: Lewis Hamilton.