Il 16 Novembre del 1892 nasceva Tazio Nuvolari. Vogliamo ricordarlo riportando alla vostra mente la sua ultima, grande, impresa. La Mille Miglia del 1948.
“Nuvolari è basso di statura, Nuvolari ha cinquanta chili d’ossa, Nuvolari è al di sotto del normale, Nuvolari ha le mani come artigli, Nuvolari ha un talismano contro i mali, il suo sguardo è di un falco per i figli, i suoi muscoli sono muscoli eccezionali…”
La poesia cantata dall’indimenticato Lucio Dalla non esprime nulla di più vero. Questa è la storia dell’ultima grande impresa dell’invincibile, intramontabile, nonostante i problemi di salute, Tazio Nuvolari. Brescia. Mentre fervono i preparativi per la partenza della Mille Miglia del 1948, Tazio Nuvolari, piuttosto malandato di salute, soggiorna da mesi in un convento sul Lago di Garda, a Gardone. Lì, lo hanno mandato i medici sperando che il clima più mite potesse migliorare le condizioni dei suoi polmoni. Un Nuvolari solitario, ancora molto chiuso nel dolore per l’immatura scomparsa dei suoi due figli.
Si corre il 2 Maggio. Per la vittoria assoluta, sono favorite almeno quattro Cisitalia, quelle di Inico Bernabei (#86), Felice Bonetto (#53), Piero Dusio (#22) e Piero Taruffi (#7), la Maserati sei cilindri di Alberto Ascari/Guerino Bertocchi (#3), due Alfa Romeo sperimentali (telaio accorciato, alleggerite e aerodinamiche) e le Ferrari 166 12 cilindri. Enzo Ferrari vuole assolutamente vincere la competizione e affida due delle sue quattro vetture a equipaggi “garantiti”: Clemente Biondetti/Giuseppe Navone (#16) e Franco Cortese/Adelmo Marchetti (#10). La terza e la quarta sono iscritte dalla Scuderia Inter dei fratelli Soave e Gabriele Besana. All’ultimo momento, una di queste ultime due macchine resta senza pilota. Allora, i fratelli Besana decidono di correre insieme su una sola macchina (#297). L’altra resta libera e il meccanico Sergio Scapinelli, che avrebbe dovuto correre con uno dei due Besana, si reca con il Cavalier Luigi Bazzi ad Alessandria (perché la Mille Miglia passava anche da Torino) per fare assistenza al rifornimento.
Enzo Ferrari è contrariato. Desidera anche la quarta macchina in gara. Le due Alfa Romeo sperimentali sono state costruite per vincere ma senza un programma di corsa, e ancora non si conoscono neppure i nomi dei due equipaggi. L’Alfa Romeo pensa a Nuvolari, e la Casa Milanese manda dei suoi incaricati per offrirgli la guida di una sperimentale. Ma Enzo Ferrari, come al solito ben informato, si precipita a Brescia anticipando la concorrenza: se il Mantovano volante correrà, lo farà con una Ferrari. Il costruttore modenese trova gli argomenti giusti per convincerlo. Ora, a Nuvolari occorre un meccanico, e il Commendatore punta il suo mirino su Scapinelli.
“Questo qui – dice Ferrari a Nuvolari tenendo una mano sulla spalla del “povero” Scapinelli – ha fatto più di cento ore di volo, ha fatto la guerra, è stato sotto i bombardamenti… figuriamoci se ha paura di uno come te. Vai con lui, Sergio è uomo senza paura”. E quest’ultimo, senza esibire euforia né rassegnazione, va.
Sergio Scapinelli, modenese classe 1920, da ragazzino andava a curiosare nell’officina di via Trento e Trieste: c’erano dei finestroni alti e, per guardare dentro, doveva salire in piedi sulla bicicletta. Al Commendator Ferrari non sfuggiva la curiosità del ragazzo. A fin di ogni bene, con atteggiamento paterno, quando rientrava in fabbrica dai pranzi molto abbondanti che gli preparava l’amata mamma, lo mandava a chiamare e gli dava sempre una porzione di quelle prelibatezze che, ai tempi, pochi potevano permettersi.
Nel 1937, dopo aver frequentato con profitto l’Istituto professionale “Corni”, Scapinelli viene assunto dalla Scuderia Ferrari. Con l’avvento della guerra, in fabbrica non si lavorava più sulle automobili e Scapinelli se ne va. Prima si occupa di motori per aereo, poi si reca alla Stanguellini. Terminata la guerra, incontra Ferrari da Stanguellini. D’accordo con quest’ultimo, il costruttore modenese gli propone di tornare nella sua officina. Assistenza al domicilio dei clienti e alle corse in giro per il mondo, questa diventa la vita del bravo meccanico. Un lavoro gratificante ma faticoso al punto di non farcela più e dire al Commendatore, con tutto il rispetto, che voleva mettersi in proprio e fare semplicemente il meccanico. Era il 1950. Due anni più tardi, il preside del “Corni” lo chiama a impartire lezioni di meccanica ai giovani. Tra i suoi allievi anche Dino, il figlio di Ferrari.
Il rapporto tra Sergio Scapinelli ed Enzo Ferrari è stato sempre ottimo. Una volta, per provare la “rossa” di un cliente, Scapinelli parte a gran velocità da Modena diretto a Serramazzoni, per raggiungere la provinciale che fungeva da banco prova. Qualcuno, vedendolo sfrecciare, telefona a Maranello. Quando giunge a tavoletta nei pressi della fabbrica, vede il Commendatore in persona in mezzo la strada con le braccia aperte in segno di “alt”. Si ferma, e lui, con tono paterno e affettuoso gli dice: “Vai troppo forte, cosi ti vai a far male. Torna a casa”.
E la Mille Miglia? Mentre la quarta Ferrari soli due giorni prima della corsa è iscritta con la coppia Nuvolari/Scapinelli (#1049), l’Alfa Romeo affida le sue vetture sperimentali a Consalvo Sanesi (#1047) e ad un forte dilettante di Torino, Franco Rol (#20). La corsa inizia a gran velocità. Subito va in testa Ascari, poi balza al comando della classifica la Ferrari di Cortese. Nuvolari si contende con Sanesi la terza posizione. Nivola è una furia incontenibile e inizia ad imprimere un ritmo eccezionale alla sua tabella di marcia. Padova, Ravenna, Fano, Spoleto, sono un bersaglio dopo l’altro nel mirino del suo volante. Prima di raggiungere Roma, ha un pauroso incidente (pare per evitare un concorrente che lo ostacola) e perde il parafango anteriore sinistro, transitando comunque primo nella Capitale.
Il cofano motore della sua 166, richiuso male al rifornimento, non ne vuol sapere di mettersi a posto e lui, spazientito, poiché poteva costituire un pericolo e non volendo perdere tempo per sistemarlo, lo strappa via con una manata dall’abitacolo, mentre prosegue la sua corsa velocissima e senza fiato. Taruffi è fuori gara, Ascari ha problemi con il cambio (nei pressi di Firenze, poi, si ritirerà), Bonetto e Dusio abbandonano, come Cortese. Sanesi, per non farsi distanziare mentre è secondo, esce rovinosamente di strada. Rol si è già ritirato e l’avventura dell’Alfa Romeo sperimentale si conclude qui.
Piove a dirotto. Nessuno guida come Nuvolari, nonostante sia debole e malato. Tutti gli altri famosi piloti guidano secondo la solita tecnica, tradizionale, sfruttando le marce basse, ritardando la frenata, seguendo le traiettorie. Lui no: il “mantovano volante” vuole rapporti lunghi, stacca prima e frena meno, facendo derapare la macchina sulle quattro ruote, tenendo sempre il muso al centro della curva e uscendo più velocemente di chiunque altro. Fa scivolare la macchina, sempre con il massimo controllo. Scapinelli, “uomo senza paura”, al suo fianco si sente sicuro. Forse per la stanchezza finisce per addormentarsi al fianco del campione. Incredibile. È il mitico pilota a svegliarlo sulla “Firenze-Mare”.
Tutto il Paese è incollato alla radio, e segue, pazzo d’entusiasmo, la corsa drammatica ed insieme commovente di un Nuvolari ormai anziano e malato, tenuto insieme da nervi d’acciaio che sostengono la sua grande forza di volontà e la sua inimitabile classe. Bologna, Modena, Reggio Emilia. Nuvolari e Scapinelli arrivano a Reggio Emilia con una balestra che sta per saltare, una rottura che può essere fatale. Ha circa venticinque minuti di vantaggio sulla Ferrari di Biondetti e Nuvolari è affamato di vittoria.
Superate le montagne, solo i lunghi e invitanti rettilinei del Nord lo separano dal traguardo. Si narra che, rilevato il guasto, già a Modena il Commendatore l’avesse inutilmente invitato a fermarsi e che un prete, in abito talare, fosse stato persuaso a mettersi in mezzo alla strada per interrompere la sua corsa. “Basta, così andate ad ammazzarvi!”, avrebbe detto Ferrari al Nivola, che, imperterrito, schizzava via per giungere vittorioso a Brescia.
Invece, poco dopo Reggio Emilia, un perno della balestra si rompe e la leggendaria corsa di Nuvolari, stremato dominatore, deve concludersi. Subito dopo il ritiro, il campione, calmo e silenzioso, chiede un letto per riposare. La sua uscita di scena pone fine all’interesse per la corsa, aggiudicata da Biondetti, che arriva a Brescia con un grande distacco sul secondo, quasi un’ora e mezza. Scapinelli è senza parole: forse l’ammirazione per Nuvolari è talmente grande, da pensare più alla mancata vittoria che al pericolo scampato. L’“uomo senza paura” – come l’ha definito Ferrari – ha concluso la sua missione.
Una strisciata contro un terrapieno con relativa perdita di un parafango per sorpassare un concorrente “ingombrante”, un cofano divelto per non perdere tempo, un testacoda per evitare una macchia d’olio e tutti i rifornimenti eseguiti quasi al volo, rischiando di perdersi per strada il meccanico. Infine, la balestra distrutta, forse per aver “tirato” sempre al limite le curve con quello stile da sciatore slalomista. Tutto per vincere, stravincere la corsa e sconfiggere le avversità della vita: questa è l’esperienza vissuta da Scapinelli con Nuvolari. Ora, il meccanico di Modena può raccontare la sua storia e ogni particolare della commovente Mille Miglia al fianco dell’inarrivabile campione.