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La qualifica del Gran Premio di Turchia ci consegna un quadro preciso sulle scelte tattiche che ciascun team, in base a criteri precisi, ha deciso di fare per affrontare le prove ufficiali. Ecco, dunque, un’analisi completa per tutta la classe.
La pioggia, si sa, regala sempre sorprese particolari e colpi di scena assolutamente unici e la qualifica odierna non ha fatto eccezione. Ciascun team ha dovuto fronteggiare una doppia sfida, consistente nel trovare il grip che mancava tanto per via della pioggia quanto per l’asfalto poco performante, e di fronte alla quale ognuno ha reagito secondo le proprie esigenze, conoscenze e linee guida. Non è possibile, infatti, tracciare un insieme di norme universali da seguire, in quanto ogni decisore reagisce secondo questo eterogeneo insieme di fattori, portando, pertanto a risultati estremamente diversi e, almeno in parte, sorprendenti.
La pioggia permette, almeno su carta, di rivelare i punti di forza e di debolezza di ciascuna vettura e di ciascun pilota, esponendo entrambi alla condizione più estrema e difficile che ci si possa trovar di fronte. In questo caso, tutti i fattori riguardanti il carico e il bilanciamento aerodinamico, la finestra operativa delle mescole, propria di tutte le vetture, erogazione della coppia e, nel caso di un miglioramento delle condizioni meteorologiche, il progressivo aumento del grip, portano ad una amplificazione degli effetti e dei comportamenti, positivi o negativi, che ogni veicolo assume quando posto in una situazione come questa. È altrettanto importante dire che le condizioni di esercizio tra tre sessioni di qualifica e quelle che caratterizzano una prova libera, seppur bagnata, non sono paragonabili o sovrapponibili tra loro e questo, di fatto, significa che, a parità di condizioni meteorologiche, non è possibile fare previsioni attendibili o considerazioni di sorta: variabili come il carico di benzina, il differente comportamento della vettura in base al funzionamento, più o meno esaustivo, dell’aerodinamica, nonché gli interventi in quanto ad assetto che gli altri competitor effettuano, bastano a comprendere quanto di difficile lettura e di impronosticabile risultato possa essere una qualifica del genere, ancor più aggravata dalla scarsa condizione di base del manto stradale. E solo una volta elencate queste variabili in gioco e avendo posto attenzione su quelli che sono i fattori fondamentali, sarà possibile lanciarsi in una analisi esaustiva che spiega alcuni dei perché rimasti irrisolti al termine della sessione.
Per quanto strani e similmente, seppur a modo proprio, possano sembrare i risultati ottenuti da Mercedes e Ferrari, entrambi si fanno portatori di importanti e chiare chiavi di lettura. Le Rosse, nonostante un venerdì e un sabato mattina assolutamente brillanti, sono parse in estrema difficoltà sul terreno bagnato dell’Istanbul Park, con entrambi i piloti da subito in estrema difficoltà a causa delle condizioni difficili. In realtà, la situazione non deve apparire così misteriosa come sembra, in quanto, pur fornendo due possibili spiegazioni, porta ad un risultato simile in entrambi i casi. Nello specifico, la Scuderia potrebbe aver optato per un setup prevalentemente da asciutto, pertanto dando più importanza ad una eventuale probabilità di gara asciutta su cui, in base ai presupposti e ai pronostici, potrebbe ben figurare, spiegando in maniera abbastanza chiara e univoca il perché del risultato odierno. La seconda strada, più complessa e articolata, sarebbe quella incentrata sulle eventuali problematiche intrinseche che caratterizzano la SF1000 anche in condizioni normali: la prestazione del venerdì e del sabato, non deve infatti trarre in inganno gli osservatori, in quanto, pur ottenendo le approvazioni di Charles Leclerc che, ricordiamo, apprezza particolarmente una condizione di tipo “rear limited”, la monoposto italiana resta pur sempre piuttosto carente in quanto a grip aerodinamico e questo, in eventuali condizioni di bagnato ove si richiede una maggiore altezza da terra e, soprattutto, un maggior angolo d’attacco delle ali che, nel caso della Ferrari, producono notoriamente più drag che carico, oltre ad uno stallo del flusso nelle curve lente derivante dal muso largo, porta ad una conseguente difficoltà di messa in temperatura degli pneumatici e ad una altrettanto logica mancanza di confidenza nel pilota. Anche il risultato di Mercedes, seppur per dinamiche lievemente differenti, si ricollega ad un filone abbastanza simile, anche se, in questo caso, a peggiorare la situazione vi è una difficoltà di base che la squadra della Stella ha avuto nel trovare la quadra già al venerdì, con conseguenze logiche nel caso, estremo, visto al sabato.
Dall’altra parte, nonché più in alto nella classifica, si è assistito, invece, ad una sorta di ribaltamento delle gerarchie, ove a spuntarla è stata la Racing Point, forte nell’approfittare delle difficoltà mostrate dalla Red Bull nelle ultime fasi di qualifica. In tal senso, la Pantera Rosa ha dimostrato a pieno titolo di essere una vettura dotata di anima e di concezione propria, piuttosto che essere solo una copia della Mercedes e la spiegazione risale ad un layout tecnico, da noi precedentemente descritto, che riguarda il differente angolo di rake e l’architettura delle sospensioni. Questi elementi, con i quali il team di tecnici capitanti da Andrew Green hanno ancora particolare confidenza, hanno permesso di fare la differenza in condizioni decisamente congeniali ad un assetto che prevede, tra gli altri, proprio un elevato angolo di beccheggio, portando entrambe le vetture in testa allo schieramento. Infine, ad uscire con dignità e coerenza da questa confusa qualifica, vi è anche la Red Bull, che, con l’ottima prestazione di entrambi i piloti, dimostra di avere tanto carico a disposizione e una buona guidabilità che ne contraddistingue il comportamento generale, pur mostrando quella stessa difficoltà nel mandare in temperatura determinate mescole che tende a mostrare anche in condizione da asciutto, lasciando spazio agli altri nel confuso frangente di quella che è, probabilmente, la qualifica più pazza di questo 2020.
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