Per far fronte alle nuove esigenze del tracciato, la Ferrari ha attinto a piene mani dalla validissima SF71‑H, riportando alla luce alcune soluzioni interessanti.
Enzo Ferrari sosteneva che, spesso, si inventa ben poco di nuovo e, nel caso specifico di questi nuovi aggiornamenti, mai espressione fu più veritiera. La cronica mancanza di carico aerodinamico, che la SF1000 accusa ormai da inizio stagione, ha portato i tecnici a scavare affondo negli archivi della Gestione Sportiva e non senza arrivare a trovare qualcosa di effettivamente interessante. Il risultato più evidente di tale operazione è costituito da un interessante spunto che affonda le proprie radici nella Ferrari SF71‑H del 2018 e, in particolare, nel canale supplementare, installato nella porzione posteriore della vettura in questione, che ha il proprio sfogo posto non molto lontano dal bordo d’uscita del diffusore.
Il canale, appositamente sagomato, è stato realizzato in maniera del tutto simile a quanto visto proprio sulla Rossa due anni fa, presentando un principio di funzionamento altrettanto analogo. Attraverso esso, il flusso che scorre lungo la parte bassa della zona Coca-Cola viene forzato all’interno di un ulteriore condotto che, grazie alla sezione ridotta e ad alcune strozze presenti in vari punti, permette alle particelle fluide dello stesso di accelerare verso l’uscita, posta al di sopra del diffusore e con la porzione interna poggiata sulla parete verticale della scatola del cambio. Tale accorgimento, oltre a produrre un aumento del carico aerodinamico, permette di rivedere il bilanciamento aerodinamico complessivo, precedentemente caratterizzato da una marcata carenza di downforce al posteriore, oltre che in generale, e da un drag particolarmente elevato, sintomo di un problema intrinseco nel funzionamento dei vari profili alari e dei dispositivi aerodinamici ad essi associati. In più, il beneficio complessivo su entrambi gli aspetti citati dovrebbe portare la Ferrari a migliorare il proprio comportamento lungo le curve lente, ovvero laddove la SF1000 palesava tutti i suoi grossi limiti aerodinamici, guadagnando terreno e permettendo ad entrambi i piloti di trarre beneficio dall’efficacia delle soluzioni, come mostrato proprio dall’ottimo passo che anche Sebastian Vettel ha mostrato in quel di Imola.
Ed è proprio questo ultimo dato uno dei migliori responsi di cui i tecnici possano effettivamente disporre in fase di “problem solving.” La differenza abissale nello stile di guida dei due piloti fa si che sia più “immediato” identificare cosa va e cosa no, velocizzando il processo decisionale dietro al varo di ciascun intervento tecnico e portando, come descritto, all’adozione di soluzioni mirate e precise, anche se tutt’altro che inedite. Nello specifico, è possibile comprendere come gli ingegneri abbiano affrontato i problemi che si trovano davanti, e che abbiamo descritto qualche riga fa, mediante una soluzione tecnica semplice ma che, nella sua particolare declinazione, permette di aumentare il carico utilizzando meglio un flusso a più bassa pressione, facendo lavorare meglio il diffusore e di ridurre, di conseguenza, l’incidenza delle ali, altrimenti portatrici di drag. Elementi fondamentali e scientifici che, nel complesso mondo delle competizioni, permettono di fare davvero la differenza e, soprattutto, di risalire la china.