Sono mesi che il dibattito tra sostenitori della ghiaia nelle vie di fuga e coloro che spingono per l’introduzione dell’asfalto, con annessi sensori, si protrae come una di quelle storie conosciute, dibattute ma a cui non si vuole mai dare una risposta definitiva.
Imola è tornata, ma allo stesso tempo spacca subito i tifosi, stanchi di vedere l’elenco dei tempi cancellati quasi come fosse una lista della spesa da depennare. Nell’unica sessione di prove libere sono stati oltre sessanta i crono levati ai piloti, ma è l’errore di Kimi Raikkonen in qualifica a far riemergere l’ostinazione della Federazione ad utilizzare un metro di giudizio che, non solo cambia da circuito a circuito, ma da sessione a sessione. Se, a Portimao, il classico format del week-end di gara permette un confronto diretto tra piloti e Direzione Gara, sulle rive del Santerno questo tempo non c’è. A farne le spese, come detto, è Kimi Raikkonen che mette la propria Alfa Romeo in Q2, ma i commissari gli tolgono il tempo e la possibilità di proseguire la sessione. Ne consegue un’accesa discussione via radio tra il finlandese e il suo ingegnere, dove spiega che non si è nemmeno accorto di essere andato oltre i limiti della pista. É davvero questo il messaggio che la Federazione intende lanciare? Piloti che vanno alla ricerca del tempo, della miglior prestazione per poi ritrovarsi impossibilitati a lottare per un sensore posizionato troppo vicino alla pista?
Durante tutta la stagione molti piloti hanno sottolineato come il limite imposto dalla ghiaia abbia reso tutto più elettrizzante, ma allo stesso immediatamente chiara la situazione. Se metti una ruota fuori dal cordolo perdi tempo, la vettura si scompone e non c’è possibilità di recuperare, questo è ciò che la ghiaia ha dimostrato. Imola è l’esempio calzante di un’inutile contraddizione: in uscita dalla Rivazza 2 la ghiaia, mentre fuori dalla Variante Alta un sensore con cui tutti si sono scontrati, quasi come un boia pronto ad uccidere ogni sforzo per trovare il giusto compromesso tra velocità e traiettoria. Il direttore di gara, Michael Masi, ha ripetuto più volte come la ghiaia non si possa mettere in tutte le via di fuga, ma nemmeno un posizionamento assurdo dei sensori aiuta lo spettacolo. La Formula 1 deve essere la massima espressione della tecnologia automobilistica e la qualifica è l’unico momento dove possiamo apprezzare la straordinaria velocità di questa generazione di vetture. É quel lasso di tempo in cui i piloti non devono pensare ad altro che andare il più forte possibile, non comprendere se stare un centimetro al di qua o al di là di un cordolo per avere il proprio crono regolare. I regolamenti ci devono essere, ma a volte sembra più importante se un pilota sia riuscito a rispettare una norma, rispetto all’emozione che crea nei tifosi, nella squadra e in se stesso, portando questi caccia ad ali rovesciate al loro limite estremo. Situazioni come quelle della Variante Alta sono incomprensibili, perché per capire se una vettura ha effettivamente rispettato le prescrizioni imposte c’è la necessità di guardare tutto decine di volte al rallentatore, senza essere comunque sicuri che tutto il corpo della monoposto abbia infranto i limiti. É strano osservare come si guardi alla cancellazione di un tempo perchè lo decide un freddo sensore, rispetto alla spettacolarità di un giro al limite, cioè alla massima espressione velocistica di un pilota.
A volte basterebbe spegnerli per lasciare liberi i nostri beniamini di mostrarci cosa sono capaci di fare. I limiti ci devono essere, soprattutto perchè il Motorsport è pericoloso, ma bisognerebbe lasciar scorrere la passione perchè è ciò che vogliono i tifosi. Chiunque stia incollato ad un televisore il sabato pomeriggio vuole vedere velocità, adrenalina, ruote fumanti e tempi record, non pensare se quel maledetto sensore abbia deciso se è tutto regolare oppure se c’è tutto da rifare. Probabilmente viene visto come un modo per animare l’azione, per restringere il campo d’azione, ma per ciò che è la Formula 1 intrappolarla tra un sensore e un replay non è ciò che crea quella voglia di sapere come va a finire. É ora di pensare realmente ad un passo indietro, perché la ghiaia è un giudice severo ma chiaro, limpido e imprescindibile, mentre la tecnologia lascia spazio a polemiche e discussioni, che la massima categoria dell’automobilismo attualmente non può permettersi. Il progresso tecnologico è la base della Formula 1, ma in questo caso sta davvero dando un aiuto? C’è davvero un’evidenza così chiara e netta per cui non si possa solo provare a guardare ciò che si è fatto in passato? L’unica considerazione certa rimane lo strappo sempre più elevato tra tifosi e Federazione, una pericolosa minaccia per uno sport già in difficoltà per la mancanza di una vera lotta per leadership.