A Spa-Francorchamos nel 1991, il suo esordio ha l’effetto di uno schiaffo sul mondo della Formula 1. Dal 1992 al 2006 segna indelebilmente la storia della Formula 1. Ripercorriamo la storia delle stagioni che Michael ha disputato con Jordan, Benetton e Ferrari (il motivo per cui non trattiamo la sua esperienza in Mercedes lo trovate nell’articolo generale).
Michael Schumacher, uno dei più grandi piloti della storia della Formula 1. Lo abbiamo messo a confronto con altri due grandi campioni, Lewis Hamilton ed Ayrton Senna. Per ognuno di loro abbiamo voluto ripercorrere in modo dettagliato la carriera, per compiere un’analisi completa di quello che hanno realizzato.
I NUMERI
- Partecipazioni: 19 (16 fino al 2006)
- Campionati del mondo: 7 (7)
- Gran Premi: 308, 307 partenze (250, 249)
- Vittorie: 91 (91)
- Stagioni con vittorie: 15 (1991, 2010–2012)
- Podi: 155 (154)
- Ritiri: 68 (53)
- Giri più veloci: 77 (76)
- Pole position: 68 (68)
- Team: Jordan (1991), Benetton (1991–1995), Ferrari (1996–2006), Mercedes (2010–2012)
- Compagni di squadra: Andrea De Cesaris (1991), Nelson Piquet (1991), Martin Brundle (1992), Riccardo Patrese (1993), Jos Verstappen (1994), JJ Lehto (1994), Johnny Herbert (1994–1995), Eddie Irvine (1996–1999), Rubens Barrichello (2000–2005), Felipe Massa (2006), Nico Rosberg (2010–2012)
STAGIONE PER STAGIONE

1991: L’esordio avviene a Spa, per motivi particolari: Bertrand Gachot viene condannato da un tribunale londinese e non può prendere parte al Gran Premio di casa. Michael viene chiamato per sostituirlo, non ha mai provato una Formula 1, non ha mai visto il circuito di Spa e si piazza settimo in qualifica, con una Jordan, eguagliando la miglior posizione in griglia ottenuta fino a quel momento dall’esordiente team. Parte bene, guadagnando una posizione, ma la frizione lo abbandona subito dopo nell’ascesa verso il Raidillon. L’impatto di questo primo Gran Premio è enorme e Schumacher viene immediatamente chiamato dalla Benetton. Nelle cinque gare rimanenti, va tre volte a punti e colleziona due ritiri mentre è in zona punti. In Giappone, è sesto quando ha problemi di motore; in Australia, sotto il diluvio, è in lotta con il suo compagno di squadra, quando perde il controllo e si deve ritirare.

1992: la Benetton è una vettura decisamente migliore rispetto all’anno precedente. La B192 è penalizzata da un motore poco performante e dall’assenza di controllo di trazione e ABS, ma è estremamente efficace come affidabilità e aerodinamica. Ne risulta una monoposto lontana dall’astronave Williams, ma capace di insidiare la McLaren, più performante ma molto meno affidabile. Schumacher arriva terzo nel campionato, davanti a Senna, conquista 53 punti, quindici in più di Brundle. Anche il team chiude al terzo posto. Una vittoria, sette podi (tre secondi posti e quattro terzi), nessuna pole. Durante il Gran Premio di San Marino va in testacoda all’uscita della Rivazza, mentre è sesto. In Francia, scatena l’ira di Senna per averlo buttato fuori al tornantino Adelaide al primo giro, si ritrova ultimo ed un’ulteriore collisione con Modena lo costringe al ritiro. In Ungheria, si ritira per il distacco dell’alettone posteriore, mentre è terzo. A Monza, commette un errore in partenza, rompe l’ala anteriore e rimonta da ultimo a terzo. In Portogallo arriva settimo, dopo che è stato costretto a partire dai box per un problema al motore. Un problema al cambio in Giappone lo costringe al ritiro; in quel momento è terzo, ma Berger aveva appena fatto pit stop ed era davanti a Michael.
1993: la Benetton migliora ulteriormente, il compagno di squadra di Schumacher è Riccardo Patrese. La classifica vede il quasi totale monopolio di quattro piloti (Prost e Hill per la Williams, Senna e Schumacher) che conquistano 38 dei 48 podi disponibili. Michael ne conquista otto (5 secondi e tre terzi posti), più una vittoria in Portogallo e totalizza 52 punti, finendo quarto, Patrese è quinto con 20 punti. Se arriva al traguardo, va sul podio. In Sudafrica, si deve ritirare per un’uscita di pista mentre attacca Senna. A Donington finisce in testa coda sotto la pioggia. A Monte-Carlo l’idraulica lo mette fuori gioco, mentre sta dominando il Gran Premio, in Ungheria fa qualche errore, appena fatto il secondo pit stop è terzo con una sosta in più di Patrese, quindi virtualmente secondo, quando viene abbandonato dalla pompa della benzina. Il motore esplode a Monza mentre è secondo, a Suzuka rompe una sospensione tamponando Hill (che prosegue), mentre ad Adelaide cede il motore mentre è quarto.

1994: l’anno della consacrazione. Le Williams sono meno performanti degli anni precedenti, a causa di modifiche regolamentari che mettono fuori gioco le sospensioni attive, e perdono tragicamente, ad inizio stagione, Ayrton Senna. Complessivamente le monoposto del team di Grove rimangono le migliori, in termini di prestazioni. Lo dimostra il fatto che Damon Hill, pilota decisamente meno dotato di Ayrton arriva a lottare per il titolo con Michael fino a fine stagione. Per la Benetton, un’arma decisiva è l’affidabilità: durante l’intera stagione, la B194 si ritira tre volte per problemi meccanici, due volte per un problema al motore (una volta Schumi, una Verstappen), una vola per un problema al cambio (Herbert). Schumacher conquista il titolo di Campione del Mondo con 92 punti, i suoi compagni di squadra ne ottengono undici. Schumi ottiene sei pole, otto vittorie, due secondi posti. Quando arriva al traguardo è primo o secondo. Il dato più eclatante riguarda i giri passati al comando: 646 su 851 percorsi, il 75,9%. Se aggiungiamo i 183 giri percorsi in seconda posizione fa il 97,4%. Comincia il campionato con quattro vittorie, sei nelle prime sette gare, secondo solo in Spagna dove per quasi cinquanta giri ha il cambio bloccato in quinta. L’unico ritiro per motivi tecnici ha luogo in Germania: Michael è per tredici giri a ridosso di Berger, la Benetton cambia per prima e l’undercut è cosa fatta. Ma subito prima della sosta della Ferrari, al ventesimo giro, il motore si rompe e toglie un’altra probabile vittoria a Michael. I veri problemi per Schumi, però, sono legati a questioni disciplinari. A Silverstone, la direzione di corsa prende decisioni cervellotiche, affibbia a Michael una penalizzazione di cinque secondi e poi gli mostra bandiera nera. Il team gli suggerisce di ignorare la penalità, conclude la gara al secondo posto, viene squalificato e gli vengono comminate due gare di sospensione: non potrà partecipare ai Gran Premi di Italia e Portogallo. A Spa, Michael si rende protagonista di vittoria limpida, salvata da una splendida manovra a Pouhon con cui recupera perfettamente un testa coda: la sua Benetton viene trovata con lo scalino del fondo piatto eccessivamente consumato e, con una decisione secondo molti troppo severa, viene sancita una nuova squalifica. Con le squalifiche, Schumacher perde sedici punti conquistati in pista e non corre in altre due gare. Nella gara finale, si ritira a causa della collisione da lui provocata con Damon Hill e sulla cui volontarietà o involontarietà si è molto discusso. Sicuramente, la mossa è molto spregiudicata: se lasciasse andare il britannico, molto probabilmente vittoria e titolo andrebbero alla Williams. Ritirandosi entrambi, finisce 92 a 91 per Michael.
1995: della stagione precedente, rimane l’affidabilità (un solo ritiro per motivi tecnici), ma la consapevolezza del team e del pilota rendono più forte la Benetton. La novità tecnica è, invece, il motore Renault che equipaggia anche la Williams e che cambia gli equilibri della stagione. 102 punti e titolo mondiale per Schumacher, contro i 45 di Herbert che arriva quarto. Michael inanella quattro pole, nove vittorie, due podi (un secondo e un terzo), su dodici corse concluse. Cinque ritiri per incidenti, ma un solo errore suo. A Imola si gira alla Piratella mentre è primo. In Canada domina ma ha il cambio bloccato in terza, rientra ai box; il suo problema permette ad Alesi di vincere il suo unico Gran Premio, Schumi riparte settimo e chiude quinto. A Silverstone, viene centrato da Damon Hill in un tentativo di sorpasso velleitario mentre è primo. In Ungheria, l’unico inconveniente tecnico, la pompa della benzina cede mentre è comodamente secondo a pochi giri dalla fine. Al Gran Premio d’Italia, Hill replica la carambola di Silverstone mentre sono secondo e terzo. Ad Adelaide, Alesi lo tocca quando, nella lotta per il secondo posto, è già stato superato dalla Benetton, gli causa danni alla sospensione posteriore sinistra che costringono Schumacher al ritiro.

1996: è l’anno della grande sfida con la Ferrari. La F310 è una vettura più performante delle precedenti monoposto uscite da Maranello, ma manca del passo, di continuità prestazionale tra i diversi circuiti e di affidabilità, per competere con la Williams che domina la stagione, portando ai primi due posti della classifica Hill e Villeneuve. Michael arriva terzo con 59 punti, il suo compagno di team è Eddie Irvine, che conquista 11 punti. Schumi conquista quattro pole, arriva al traguardo nove volte, vince tre gare, cinque volte sul podio (tre secondi e due terzi), un solo quarto posto. È terzo in Australia, quando i freni lo costringono al ritiro, secondo in Argentina quando l’alettone posteriore viene danneggiato da un detrito. Nel Gran Premio di Monaco, durante il primo giro, commette un errore e finisce contro il guard rail, mentre è secondo. In Canada, un problema di alimentazione del motore lo costringe a partire dal fondo, poi si ritira per un danno al braccetto della sospensione anteriore destra. Ancora il motore, durante il giro di ricognizione, lo costringe al ritiro senza neanche prendere il via del Gran Premio di Francia, in cui sarebbe partito in pole position. In Gran Bretagna giri si rompe il cambio mentre è quarto, in Ungheria problemi al sistema idraulico ne causano il ritiro mentre è terzo.
1997: un anno di rimpianti. Per la sconfitta finale contro Jacques Villeneuve (quarto titolo in sei anni, per la Williams), per come arriva. Anche perché la F310B è un’ottima monoposto e lo dimostra il secondo posto nella classifica costruttori, non lontanissimo dai campioni del mondo. Uno dei problemi più gravi della rossa sono gli pneumatici Goodyear: in Brasile, Spagna, Ungheria la Ferrari non riesce a lottare per le prime posizioni per problemi legati sempre alle gomme. Verso fine stagione la F310B pare in difficoltà in tutte le gare: Italia, Austria, Lussemburgo ed Europa; l’unica eccezione è il Giappone. Michael arriverebbe secondo nel Campionato del Mondo con 78 punti, ma gli vengono tolti per l’incidente con Villeneuve, mentre Irvine ne somma 24. Schumacher colleziona 3 pole, cinque vittorie e tre secondi posti. Altri cinque arrivi a punti si sommano ai quattro ritiri. In Argentina, Michael finisce in testacoda al via. A Silverstone è primo, con trenta secondi di vantaggio, ma dopo il pit stop si deve fermare per la rottura di un cuscinetto. Nel Gran Premio d’Europa, al Nurburgring, un incidente tra le due Jordan, alla prima curva, lo mette fuori gioco per i danni subiti. A Jerez, combina il disastro, dopo una gara condotta quasi ininterrottamente per oltre i due terzi: sperona Villeneuve che lo attacca, esce, perde mondiale e onore.

1998: dopo le polemiche al termine della stagione precedente deve essere l’anno della riscossa. Arriva Rory Byrne al posto di Barnard e si ricompone, con Brawn e Schumi, il trio che aveva portato due titoli alla Benetton. La F300 è competitiva e affidabile, ma ancora aerodinamicamente inferiore ai rivali, questa volta le McLaren di Hakkinen e Coulthard. Schumacher arriva secondo nel campionato con 86 punti, contro i 47 del compagno Irvine. Tre pole, sei vittorie, cinque podi (2 secondi e tre terzi) su tredici arrivi. In Australia, cede il motore dopo cinque giri, mentre è terzo. Commette un errore, a Monte-Carlo, mentre è in lotta per il secondo posto e finisce decimo. In Austria, danneggia la vettura mentre è in lotta con Hakkinen, riparte dalla sedicesima posizione ed arriva comunque terzo. In Belgio, sta dominando sotto il diluvio, deve doppiare Coulthard, finisce per tamponarlo e ritirarsi; il comportamento dello scozzese è molto sospetto, anche se non si è mai compreso con certezza se abbia voluto ostacolare Schumi o se sia stata un’incomprensione. In Giappone fa spegnere il motore alla seconda partenza e deve ripartire dal fondo della griglia, perdendo ogni speranza di vincere il titolo. Per il secondo anno consecutivo un suo errore causa la sconfitta della Ferrari e molti lo attaccano duramente.
1999: ulteriori piccoli miglioramenti, uniti al passaggio alle gomme Bridgestone, rendono la F399 realmente competitiva. Schumacher corre solo dieci Gran Premi per la frattura alla gamba rimediata a Silverstone. Irvine gli arriva davanti di 30 punti (74 a 44), ne conquista 28 mentre Michael è fermo e, in Malesia, Schumacher gli cede la vittoria per mantenere vive le speranze di titolo mondiale. In condizioni normali, sarebbe arrivato davanti al compagno di squadra anche in questa stagione. Tre pole, due vittorie, tre secondi posti e un terzo il suo bottino. In Australia, arriva ottavo per un doppio problema (stallo del motore al via e foratura con danni all’ala anteriore), si ritira in Canada quando finisce una gara di testa contro il “wall of champions”. Ancora al comando, viene rallentato da problemi elettrici al volante e finisce quinto, in Francia. A Silverstone finisce fuori a Copse, rompendosi una gamba. Al rientro dopo l’incidente, potrebbe vincere facilmente in Malesia, ma aiuta Irvine ad ottenere una vittoria strategica per tenere vive le speranze del titolo. In Giappone, però, Mika Hakkinen conquista il secondo titolo mondiale.

2000: la monoposto F1-2000 è al livello della rivale McLaren, leggermente più veloce, ma meno affidabile. Schumacher è campione del mondo con 108 punti contro i 62 del nuovo compagno Rubens Barrichello. Nove pole, nove vittorie, tre podi (due secondi e un terzo) in tredici arrivi. Michael non arriva a podio in Spagna, dopo una lunga lotta con Hakkinen per la vittoria a causa di problemi agli pneumatici. Domina il Gran Premio di Monaco, fino a quando un problema alla sospensione non lo costringe al ritiro. In Francia, cede il motore mentre lotta con Hakkinen per il secondo posto. In Austria viene tamponato alla prima curva, da Zonta; in Germania identica sorte, il reo è Fisichella. Dopo il sorpasso strepitoso di Hakkinen a Spa, con quattro vittorie consecutive Schumacher riporta il titolo piloti a Maranello.
2001: la Ferrari è nettamente più forte della concorrenza. Schumi è campione con 123 punti contro i 56 di Barrichello. 11 pole, nove vittorie, cinque secondi posti su diciassette gare. Diventa campione in Ungheria a metà agosto, batte il record di vittorie di Prost. Vive una gara infelice a Imola, probabilmente condizionata da un problema alla sospensione, che lo porta al ritiro. In Germania, mentre è secondo (per il gioco dei pit stop è virtualmente terzo), ha un problema di pressione del carburante dopo il pit stop e si deve fermare.

2002: la F2002 è inarrestabile. 144 punti per un nuovo titolo di Schumacher, 77 per Rubens. Alla Ferrari sfuggono solo 2 vittorie. Michael conta 7 pole e 13 prime file, 11 vittorie, con 5 secondi posti e un terzo va sempre sul podio. L’unico pilota nella storia ad essere riuscito a finire tutte le gare sul podio in una stagione, primo (eguagliato nel 2019 da Hamilton) a percorrere il 100% dei giri. Va evidenziato che il terzo posto, in Malesia, viene ottenuto dopo una collisione con Montoya alla prima curva che costringe Schumacher a rientrare ai box per cambiare il musetto, mentre il secondo posto a Indianapolis avviene per un errore di calcolo: Michael è primo e attende Barrichello per un arrivo in parata, ma il brasiliano lo supera di pochi centimetri e vince per 11 millesimi. Viceversa, uno degli episodi più discussi e discutibili del periodo, è la scelta di dare un ordine di scuderia a Zeltweg, che priva Rubens Barrichello di una meritata vittoria.
2003: è un anno molto più complesso. Comincia con la F2002 e prosegue con la F2003-GA. La monoposto dedicata a Gianni Agnelli è molto competitiva, ma tende a consumare eccessivamente le gomme, cosa che venne pagata nella bollente estate europea. Michael vince il sesto titolo, batte 93 a 65 Barrichello. Ottiene cinque pole, sei vittorie e due terzi posti. In sette gare arriva fuori dal podio, prendendo sempre punti che si riveleranno vitali per il titolo. In Malesia commette un errore alla partenza (incidente al via con Trulli, cambio musetto e drive through) che lo costringe ad un sesto posto. Si ritira in Brasile, vittima di un aquaplanning, interrompendo una serie di 24 corse consecutive portate a termine. Anche al Nurburgring sbaglia, mentre al 57esimo giro è in lotta con Montoya per il secondo posto e arriva quinto. In Gran Bretagna paga il pit stop in regime di safety car: essendo quinto, dietro a Barrichello (secondo) deve attendere che il brasiliano sostituisca le gomme prima di poter fare il proprio pit stop. Una foratura a cinque giri dalla fine, mentre è secondo, lo costringe al settimo posto in Germania. In Giappone è una gara di patimento: parte dalla settima fila per uno scroscio d’acqua durante le qualifiche e soffre un’enorme difficoltà ad entrare in zona punti, obiettivo di giornata che avrebbe garantito la vittoria del titolo. Alla fine, va tutto bene, anche per la vittoria di Barrichello.

2004: un’altra stagione dominante. La F2004 è imbattibile. Per Michael Schumacher settimo titolo, 148 punti contro i 114 di Barrichello (secondo), otto pole, 13 vittorie (record eguagliato da Vettel, ma con una gara in più in calendario), due secondi posti su diciotto corse. L’unico ritiro stagionale si verifica a Monaco: al quarantacinquesimo giro, è primo e siamo in regime di safety car; Montoya (doppiato) lo tampona e Schumacher si deve ritirare. È il secondo ritiro in tre anni, entrambi per incidente, ma soprattutto senza questo episodio sarebbe giunto con ogni probabilità il sesto primo posto su sei Gran Premi e la serie sarebbe arrivata a tredici vittorie nelle prime tredici tappe del campionato. La serie viene interrotta a Spa, da Kimi Raikkonen, a Monza vince Barrichello, con Michael secondo classificato in entrambi i casi. In Cina, un errore in qualifica lo costringe a partire ventesimo e la gara è una sofferenza che si conclude con un dodicesimo posto che è una microscopica macchia su una stagione incredibile. Vince in Giappone, mentre in Brasile sostituisce il motore e parte diciottesimo, chiudendo al settimo posto.
2005: il risveglio è brusco. La F2005 non è efficace come le monoposto degli anni precedenti. Il problema più grave sta nella qualità insufficiente delle Bridgestone rispetto alle Michelin. Oltre a questo, non sono all’altezza anche l’aerodinamica e il cambio. Michael conquista 62 punti contro i 37 di Barrichello. Il bottino stagionale è magro: una pole e una fortunosa vittoria, ottenuta ad Indy quando le vetture Michelin si ritirano dopo il giro di ricognizione per un problema agli pneumatici francesi, cui si aggiungono quattro podi (tre secondi e un terzo posto). In Australia, Schumacher, partito diciannovesimo a causa delle condizioni atmosferiche che avevano condizionato le qualifiche, provoca un contatto con Heidfeld mentre è ottavo e si deve ritirare. A Sakhir, dopo dodici giri, un problema idraulico lo costringe al ritiro mentre è secondo. È il primo ritiro per motivi meccanici dopo 58 gare, di cui 55 concluse e tre non finite per incidente: l’ultimo guasto fatale risaliva al luglio del 2001. È in lotta per il podio, invece, quando una foratura lo mette fuori gara in Spagna. A Monte-Carlo tampona Coulthard, in un incidente causato da Albers, mentre è ottavo. In Belgio viene tamponato da Sato, mentre è quinto. In Cina paga una collisione con Albers nel giro di schieramento, poi va in testacoda mentre è nelle retrovie. L’intera stagione è comunque influenzata dalla mediocrità della vettura.

2006: l’anno regala a Schumi la 248 F1 ed un nuovo compagno di squadra, Felipe Massa. La vettura costituisce un miglioramento rispetto alla F2005, ma per la prima metà della stagione insegue la Renault. Nella seconda parte, però, grazie a continui miglioramenti il pacchetto diventa il migliore del lotto. Michael conquista 121 punti contro gli 80 di Massa (terzo nel campionato) e lotta fino all’ultimo con Alonso per il titolo mondiale. Quattro pole, sette vittorie e cinque podi (quattro secondi e un terzo) su quindici gare concluse. In Bahrain comincia subito la lotta tra i due contendenti al titolo: Michael arriva secondo vicinissimo alla Renault. In Malesia viene retrocesso di dieci posizioni per sostituzione del motore, poi arriva sesto. Male in Australia, dove si ritira per incidente, domina a Imola e vince grazie alla strategia al Nurburgring. In Spagna è secondo, mentre a Monaco cade in uno dei suoi eccessi (in qualifica si ferma alla Rascasse, impedendo ad Alonso di fare l’ultimo tentativo) e viene retrocesso in fondo allo schieramento, riuscirà ad arrivare quinto. Nelle gare centrali ottiene due secondi posti e tre vittorie, in Ungheria la gara bagnata fa sbagliare la strategia al team che tiene le gomme intermedie; è secondo, viene superato da De La Rosa e Heidfeld, danneggia un braccetto dello sterzo e viene classificato nono, poi promosso ottavo per la squalifica di Kubica. Terzo in volata, dietro ad Alonso in Turchia, vola a conquistare il suo ultimo Gran Premio d’Italia su una Ferrari, riportandosi a due punti di distacco da Alonso. Il 1 ottobre 2006, in Cina, Michael ottiene la 91esima vittoria ed è a pari punti dallo spagnolo. In Giappone, è primo fino al 36esimo giro. Poi il motore lo abbandona, vince Alonso che va in Brasile con dieci punti di vantaggio. Ad Interlagos, lo spettacolo è avvincente con Schumi che finisce in fondo alla classifica e pur perdendo il titolo da sfoggio delle sue abilità, con una spettacolare rimonta. Un trionfo sarebbe stato l’addio perfetto, una prestazione di questo genere è comunque uno dei modi migliori di congedarsi dalla Formula 1.
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[…] Stagioni considerate: 1992–1998 e 2000–2006, per un totale di 234 Gran Premi (qui la cronistoria dettagliata della sua carriera) […]