L’esordio più poderoso di sempre. Record su record, vittorie su vittorie, titoli su titoli. Ripercorriamo la storia delle stagioni che Lewis ha disputato con McLaren e Mercedes.
Lewis Hamilton, uno dei più grandi piloti della storia della Formula 1. Lo abbiamo messo a confronto con altri due grandi campioni, Michael Schumacher ed Ayrton Senna. Per ognuno di loro abbiamo voluto ripercorrere in modo dettagliato la carriera, per compiere un’analisi completa di quello che hanno realizzato.
I NUMERI
- Partecipazioni: 14
- Campionati del mondo: 6
- Gran Premi: 263
- Vittorie: 93
- Stagioni con vittorie: 14
- Podi: 161
- Ritiri: 26
- Giri veloci: 53
- Pole position: 97
- Team: McLaren (2007–2012), Mercedes (2013–2020)
- Compagni di squadra: Fernando Alonso (2007), Heikki Kovalainen (2008–2009), Jenson Button (2010–2012), Nico Rosberg (2013–2016), Valtteri Bottas (2017–2020)
STAGIONE PER STAGIONE

2007: la McLaren ingaggia il Campione del Mondo Fernando Alonso, al fianco del quale viene schierato un giovane pilota inglese, Lewis Hamilton. La vettura che guidano è la MP4-22, che si dimostra la più affidabile del lotto ed è caratterizzata da eccellenti prestazioni, al punto da essere una delle contendenti al titolo, insieme alla Ferrari. Da un punto di vista regolamentare, sulla stagione grava l’ombra della spy story, che spingerà la FIA alla cancellazione di tutti i punti conquistati dalla squadra e, col passare dei Gran Premi, emerge la forte rivalità tra i piloti. Il titolo di Campione del Mondo, al termine di una volata piena di sorprese, va a Kimi Raikkonen e alla Ferrari, ma Lewis e Fernando arrivano secondi, entrambi con 109 punti. Lewis conquista sei pole position, quattro vittorie, otto podi (cinque secondi posti e tre terzi), arriva a punti in quindici delle sedici gare concluse e mette a segno la più lunga sequenza di podi all’esordio nella massima formula: nove. Non va a punti nel Gran Premio d’Europa, al Nurburgring sotto il diluvio, quando finisce fuori pista e viene rimesso sul tracciato con la gru e nel Gran Premio di Cina, che avrebbe potuto consacrarlo Campione del Mondo: è al primo posto, viene lasciato fuori troppo a lungo e quando rientra per il pit stop, gli pneumatici sono in pessime condizioni. Per inesperienza, si insabbia nella ghiaia che costeggia la corsia d’ingresso ai box. In altri weekend soffre di problemi che non lo costringono al ritiro, ma ne compromettono il risultato finale: uno pneumatico dechappato, in Turchia, lo costringe a rinunciare alla lotta con le Ferrari e ad accontentarsi del quinto posto. Nel decisivo Gran Premio del Brasile, Lewis parte male dalla seconda posizione e si ritrova ottavo, pochi giri più tardi un problema al cambio lo costringe a rallentare, quando riprende è in fondo al gruppo ed arriverà settimo, perdendo il titolo.

2008: per la nuova stagione la McLaren si presenta con la MP4-23, che lotta ancora con la Ferrari per tutta la stagione. Come pilota, a fianco di Hamilton viene ingaggiato Heikki Kovalainen. Lewis diventa Campione del Mondo all’ultima curva, totalizzando 98 punti contro i 53 del finlandese, che finisce settimo. Il bottino del pilota inglese è di sette pole, cinque vittorie, cinque podi (due secondi posti e tre terzi) e finisce a punti quattordici volte su diciassette gare terminate. In Bahrein, Hamilton parte male e poi si tocca con Alonso, perdendo l’alettone anteriore. Rientra ai box e riparte diciottesimo, senza mai rientrare in zona punti. In Canada si ritira dopo diciotto giri in testa, perché tampona Raikkonen fermo, in fondo alla pitlane, in attesa che il semaforo diventi verde. In Ungheria, esce di pista mentre è secondo, perde tempo e finisce quinto. In Belgio, arriva primo in un finale concitato, in cui sorpassa Raikkonen traendo vantaggio da un taglio di chicane, alla Bus Stop. Viene penalizzato di 25 secondi e finisce terzo. Sbaglia la partenza del Gran Premio del Giappone, poi va in testacoda attaccando Massa: fanno cinque errori stagionali e, in un Mondiale molto combattuto, penalizzano il cammino del pilota britannico. Il campionato si decide ancora in Brasile, ma nonostante una gara difficile, Hamilton all’ultima curva supera Glock e conquista il quinto posto che gli garantisce il titolo.
2009: la MP4-24 non nasce bene, anzi nasce proprio male. La prima parte della stagione è difficile, mentre le Brawn GP dominano e vengono insidiate solo dalle Red Bull. Con l’arrivo dell’estate, però, vengono adottate numerose modifiche, che finiscono per rendere le monoposto di Woking molto più competitive, per tutta la seconda metà della stagione. Hamilton arriva quinto nel campionato con 49 punti, mentre Kovalainen ne totalizza 22. Ottiene quattro pole, due vittorie, tre podi (una volta secondo, due volte terzo) e finisce a punti otto volte in tredici gare terminate. In Australia, partito diciottesimo per problemi meccanici, finisce quarto, ma commette un’irregolarità durante una situazione di Safety Car e viene squalificato. Nel Gran Premio di Germania, parte benissimo, ma è vittima di una foratura che lo spedisce in fondo al gruppo, dopo un contatto con Webber. Dalle posizioni meno nobili non si rialza ed infila, così, cinque gare consecutive senza punti, quattro oltre la decima posizione. Dal Gran Premio d’Ungheria arrivano gli aggiornamenti e Lewis festeggia vincendo, mentre nel Gran Premio d’Europa arriva secondo, perdendo la vittoria per colpa di un pit stop maldestro. In Belgio, invece, parte dodicesimo e nel corso del primo giro entra in contatto con Alguersuari, dovendosi ritirare. A Monza, è terzo quando all’ultimo giro esce di pista da solo, tra le due curve di Lesmo, e si deve ritirare. Ad Abu Dhabi, si deve ritirare mentre è terzo, ma davanti a lui c’è Heidfeld che non ha ancora cambiato gli pneumatici, quindi si ferma mentre è virtualmente secondo.

2010: se la MP4-24 è molto cresciuta nel corso della stagione, la sua erede ne costituisce un importante miglioramento. Di qualità complessiva appena inferiore a Red Bull e Ferrari, permette ad Hamilton di lottare per il titolo fino all’ultima gara della stagione. Il nuovo compagno di squadra di Hamilton è il Campione del Mondo in carica, Jenson Button. Lewis arriva quarto con 240 punti, davanti proprio a Button, quinto con 214. Il bottino stagionale conta una pole, tre vittorie, sei podi (cinque secondi e un terzo posto), altre sei gare concluse a punti nelle quindici gare portate a temine. In Spagna, si ritira mentre è secondo, a due giri dalla fine (viene classificato quattrordicesimo) per una foratura. In Ungheria, si ritira mentre è quarto, per un problema alla trasmissione. A Monza, urta colpevolmente Massa al primo giro e si deve ritirare, mentre a Singapore si tocca con Webber, mentre cerca di superarlo. La responsabilità non è completamente chiara, ma non si può attribuire la responsabilità interamente all’australiano. In Giappone riesce ad arrivare quinto, nonostante un problema al cambio che lo affligge mentre è quarto, all’inseguimento di Webber e Alonso.
2011: la Red Bull RB7 è la monoposto più forte in assoluto, la MP4-26 è la seconda forza del campionato. Hamilton arriva quinto nel campionato con 227 punti, Jenson Button è secondo con 270. Una pole, tre vittorie, tre podi e dieci gare a punti sono il bottino di Lewis, che nelle sedici gare concluse va sempre a punti. In Malesia, viene penalizzato di 20 secondi e perde una posizione, da settimo ad ottavo. Nel GP di Monaco, riceve due penalità (un drive-through e venti secondi sul tempo finale) per aver causato due incidenti, ma arriva comunque sesto. A Montreal, le McLaren sono in testa ed Hamilton tenta di affiancare il suo compagno di squadra davanti ai box, i due si toccano, Lewis ha la peggio e deve ritirarsi, dichiarandosi colpevole del contatto. Commette un testa coda in Ungheria, mentre è primo sul bagnato, finendo quinto. In Belgio, si ritira mentre è quinto, perché esce di strada mentre cerca di superare Kobayashi. A Singapore, tocca la posteriore di Massa, causando una foratura e subendo un drive-through che gli impedirà di lottare con i primi quattro. Ancora un contatto con Massa, ancora colpa del britannico, in Giappone, così come in India. È la quinta volta ed, in tutti i casi, la responsabilità è di Hamilton. In Brasile si ritira per cedimento il cambio mentre è sesto. Complessivamente ha problemi in nove gare, in otto casi la colpa è sua.

2012: la nuova stagione vede la MP4-27 essere competitiva quasi come la Red Bull, che è ancora la vettura da battere. Sette vittorie, otto pole per entrambe le vetture, quindici podi a tredici per le Red Bull indicano un livello simile. Hamilton arriva quarto, dietro a Vettel, alla Ferrari di Alonso e alla Lotus di Raikkonen, con 190 punti e subito davanti a Button che ne somma 188. In venti Gran Premi, Lewis conquista sette pole, e arriva al traguardo in quattordici, raccogliendo quattro vittorie, tre podi e sette gare a punti. Hamilton ha problemi nei due pit stop in Bahrein ed arriva ottavo, ma la sua prestazione varrebbe una posizione sul podio. A Valencia, viene buttato fuori da Maldonado mentre è terzo e viene classificato diciannovesimo; in Germania, dopo una foratura ad inizio gara, sta nelle retrovie finendo per ritirarsi a causa di problemi di tenuta di strada. In Belgio, è una delle vittime della carambola innescata da Grosjean al via. È il cambio a tradirlo, a Singapore, mentre è primo. Arriva decimo in Corea, ma soffre tutta la gara a causa di un problema alla barra antirollio. Ancora una volta è primo, ad Abu Dhabi, quando si ritira per un problema di pressione del carburante e ad Interlagos quando viene attaccato da Hulkenberg che perde il controllo, lo colpisce e lo costringe.

2013: nuovo team, per Lewis Hamilton. Una sfida che molti reputano folle. Da quando è ritornata alle competizioni, nel 2010, la Mercedes non ha mostrato prestazioni eccezionali ed ha messo in carniere una sola vittoria, in Cina, nel 2012. L’autore di questa piccola impresa è Nico Rosberg, il nuovo compagno di squadra di Lewis. La FW04 comincia la stagione palesando enormi difficoltà con gli pneumatici. Dopo un test Pirelli, tenutosi a Barcellona e duramente contestato da Red Bull e Ferrari, le cose migliorano notevolmente. Anche grazie alle difficoltà che rallentano le Rosse, pur lontana dalle Red Bull, Mercedes diventa la seconda forza del Mondiale, conquista immediatamente una vittoria a Monte-Carlo con Rosberg, poi Nico fa il bis a Silverstone ed Hamilton vince in Ungheria. Lewis arriva quarto nel campionato con 189 punti, rispetto ai 171 di Rosberg. Nelle diciannove gare, realizza cinque pole, una vittoria, quattro terzi posti e dodici arrivi a punti. In Gran Bretagna, è vittima di una foratura mentre è in testa, poi arriva quarto. Anche a Monza ha problemi di gomme, in questo caso naviga nelle posizioni di rincalzo. Alla partenza del Gran Premio del Giappone, sorpassa Vettel ma colpisce la sua ala anteriore con la posteriore destra: un’altra foratura, qualche giro più tardi si ritira. In Brasile è quarto quando colpisce Bottas, che si sta sdoppiando. Ennesima foratura, drive-through e nono posto in classifica.
2014: arriva l’ibrido, comincia il dominio. Campione del Mondo con 384 punti, contro i 317 di Rosberg. Sette pole, undici vittorie, cinque podi (tre secondi posti e due terzi). In Australia comincia male: rottura del motore mentre è quinto, dopo due giri. In Canada, è in lotta per la vittoria quando ha problemi ai freni. In Belgio è Rosberg, invece, ad attaccarlo con troppa veemenza, mentre è primo, causandogli una foratura e il ritiro.

2015: Campione del Mondo, con 381 punti contro 322 di Rosberg. Undici pole, dieci vittorie, sette podi (sei volte secondo, un terzo posto), una gara a punti ed un ritiro. Nel Gran Premio di Monaco, mentre è primo, viene richiamato ai box per un cambio gomme. La scelta è sbagliata, Lewis riparte trovandosi dietro a Rosberg e Vettel: impossibile sorpassare, vittoria buttata. In Ungheria, una pessima partenza ed un fuoripista, per non tamponare Rosberg, nel corso del primo giro, lo costringono ad una gara di rincorsa, in cui finisce sesto. A Singapore, in un weekend di difficoltà per le Mercedes, Lewis è quarto quando l’acceleratore lo costringe al ritiro.
2016: perde il titolo, vinto da Rosberg con 385 contro 380 di Lewis. Hamilton conquista dodici pole, dieci vittorie, sette podi (tre volte secondo e quattro terzo) e in due occasioni va a punti. La stagione comincia male, il Campione del Mondo è deconcentrato quel tanto che serve a Rosberg per farsi spazio. Nico ne approfitta e comincia a “lavorare” per destabilizzare psicologicamente Lewis. In Australia, parte male dalla pole, poi recupera fino al secondo posto grazie alla superiorità delle frecce d’argento. In Bahrein, un’altra partenza difficile, ma stavolta è Bottas a tamponarlo: perde posizioni e riesce a recuperare fino al terzo posto. In Cina, un problema all’ERS non gli consente di prendere parte alle qualifiche, Lewis parte ultimo e arriva settimo. Analogo problema nel Q3, in Russia: questa volta la rimonta parte dal decimo posto e si conclude con una seconda piazza. A Barcellona, è il giorno dell’autoscontro tra le Mercedes e della vittoria di Verstappen, all’esordio con la Red Bull: incidente di gara, ma la responsabilità è di Rosberg, disposto a tutto pur di non farsi superare. A Monte-Carlo, il trend pare invertirsi quando la Red Bull perde un Gran Premio già vinto da Ricciardo con un errore al pit stop, ma a Baku si torna al ritornello di questa prima parte di stagione: Hamilton commette un errore in qualifica e parte decimo, chiudendo quarto. Un altro scontro tra Mercedes avviene a Zeltweg, ma Lewis vince nonostante il contatto all’ultimo giro ed inanella altre tre vittorie dominanti, in cui compie 188 giri in testa su 189 totali. A Spa tornano i problemi nelle prove, al cambio questa volta, non riesce a prendere parte alle qualifiche, se non per un tentativo molto lento, parte ventunesimo e chiude terzo. A Monza parte male dalla pole, si ritrova sesto e finisce secondo dietro all’altra Mercedes. In Malesia è primo, pronto a tornare in testa alla classifica, quando si rompe il motore della sua FW04. In Giappone, una nuova pessima partenza lo costringe ad un recupero che gli porta un terzo posto. Da lì, solo vittorie, ma Nico arriva sempre secondo. Hamilton le prova tutte ad Abu Dhabi, e chiude in testa con una decina di giri al rallentatore. Il team lo invita a riprendere un ritmo normale, ma Lewis non cede nelle sue intenzioni, palesemente antisportive anche se non irregolari. Il suo obiettivo è permettere a Vettel e Verstappen di recuperare e di minacciare la seconda posizione dell’altra Mercedes. A quel punto, una collisione in un tentativo di sorpasso azzardato o un doppio sorpasso da parte degli inseguitori gli consegnerebbero il titolo. Nulla. Però, succede e Rosberg vince il titolo e si ritira.

2017: il nuovo compagno di squadra è Valtteri Bottas e, per la prima volta, le Mercedes affrontano un avversario pericoloso. La Ferrari di Vettel è un ostacolo difficile da superare, ma nella parte finale di stagione si riapre il margine, anche grazie ad importanti problemi di affidabilità delle vetture di Maranello. Hamilton diventa campione con 363 punti contro i 305 di Bottas. Undici pole, nove vittorie, quattro secondi posti e sette arrivi a punti. L’atteggiamento di Hamilton cambia completamente, dopo la sconfitta del 2016. Concentrazione massima, sempre, grande lucidità ed errori ridotti al minimo. In questa stagione non si ritira mai e non completa tutti i giri previsti solo perché in Messico arriva con un giro di ritardo. Nel Gran Premio di Monaco, non riesce ad accedere alla Q3, per le bandiere gialle causate da Vandoorne, parte tredicesimo e conclude la gara al settimo posto. In Azerbaijan, la gara è caotica; tra safety car e problemi con il poggiatesta si ritrova alla fine, incolpevolmente, in quinta posizione. In Austria, un problema al cambio lo costringe a cinque posizioni di penalità e a partire ottavo, finisce quarto. A Città del Messico, durante una partenza caotica che vede protagonisti anche Verstappen e Vettel, si ritrova con uno pneumatico bucato e deve ripartire dal fondo, terminando al nono posto e tanto basta per conquistare matematicamente il titolo. In Brasile commette un errore in Q1, parte in fondo allo schieramento ed arriva quarto.
2018: Hamilton è campione per la quinta volta. Il distacco su Bottas (408 – 247) è abissale, la Ferrari è ancora fastidiosa per due terzi di stagione, poi si disunisce tra errori di Sebastian Vettel, prestazioni non all’altezza, guerre intestine per la successione a Marchionne. La Mercedes, in ogni caso, dopo la doppietta di Monza prende il volo, con prestazioni inarrivabili ed, in alcuni casi, discusse, per le “illegalità limitate” delle W09. Per Lewis, undici pole, undici vittorie, sei podi (tre secondi e tre terzi posti) e tre arrivi a punti. In Bahrein, riceve una penalità di cinque posizioni per la sostituzione del cambio, parte ottavo e arriva terzo. In Canada arriva quinto soffrendo per tutta la gara, a causa delle temperature del motore. In Austria, ha un problema con la pressione del carburante, che lo costringe al ritiro mentre è primo. In Gran Bretagna, un contatto in partenza con Kimi Raikkonen lo costringe a risalire dalle ultime posizioni; anche grazie ad una provvidenziale Safety Car arriva secondo. Ad Hockenheim parte quattordicesimo, per un problema nelle qualifiche, ma finisce per vincere. In Messico, ha problemi con le gomme per tutta la gara e arriva quarto.

2019: sesto titolo, questa volta senza veri rivali. Incamera 413 punti contro 326 di Bottas, secondo. Hamilton aggiunge al suo palmarès cinque pole, undici vittorie, sei podi (quattro secondi posti e due terzi), quattro gare a punti. Non si ritira mai e percorre tutti i 1262 giri del campionato, raggiungendo un record di Schumacher del 2002 (Schumi, però, arrivò sempre sul podio). Della stagione c’è poco da dire. Tra gli episodi più degni di nota, la vittoria ottenuta in Canada causa molte polemiche, perché ottenuta grazie ad una penalizzazione di cinque secondi a Sebastian Vettel, che aveva tagliato per primo il traguardo. Anche la gara caotica, in Germania, è uno dei rari momenti in cui Lewis è in difficoltà. Finisce undicesimo, fuori dai punti, poi sale in zona punti, al nono posto, per la squalifica delle due Alfa Romeo. La ripresa dopo la pausa estiva porta qualche grattacapo: la doppia vittoria di Charles Leclerc, a Spa e Monza, ma anche le scelte tattiche del team a Singapore, che lo relegano al quinto posto, mentre nella prima fase della gara era in lotta con le due Ferrari. Con una tattica normale, dopo i pit stop sarebbe rientrato al terzo posto ed avrebbe potuto lottare contro Leclerc e Vettel. È lui, invece, a combinare un guaio in Brasile, colpendo e mandando in testa coda Alexander Albon, mentre lo attacca al Pineirinho. Prende penalità e finisce settimo.

2020: al momento abbiamo una situazione che vede, dopo dodici gare, Hamilton in testa con 256 punti, Bottas ne ha 179. Nove pole in carniere, otto vittorie, due podi (un secondo e un terzo posto) e due arrivi a punti. In Austria, comincia come aveva finito, cioè facendo girare Albon che lo ha sorpassato e prendendo penalità: da secondo retrocede quarto. Nel Gran Premio di Gran Bretagna arriva primo, percorrendo mezzo giro su tre ruote. In Italia, mentre è primo, per errore del team viene richiamato per il cambio gomme, ma la corsia dei box è chiusa. Stop-and-go di dieci secondi per Lewis e settimo posto. Al Nurburgring, pareggia le 91 vittorie di Schumacher. A Portimao lo batte, con una prestazione sontuosa. Degna di un recordman.
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[…] Stagioni considerate: 2007–2020, per un totale di 262 Gran Premi (qui la cronistoria dettagliata della sua carriera) […]