Il rabbocco d’aria effettuato sulla monoposto di Charles Leclerc durante il GP del Belgio ha destato attenzione per via della rarità dell’evento. Che sia questo il motivo alla base di una prestazione così deludente?

 

Il risul­ta­to che le vet­ture del Cav­alli­no han­no mes­so a seg­no nel cor­so del Gran Pre­mio del Bel­gio pos­sono essere uni­ca­mente accostate ad un sen­ti­men­to di estrema delu­sione e per­p­lessità, con quest’ultima derivante da una incog­ni­ta che ha fat­to incu­riosire i tan­ti appas­sion­ati che han­no assis­ti­to al par­ti­co­lare pit-stop di Charles Leclerc. Nel­lo speci­fi­co, a destare atten­zione è sta­ta la prat­i­ca attra­ver­so cui, in un’occasione più uni­ca che rara, i mec­ca­ni­ci Fer­rari han­no effet­tua­to un rab­boc­co d’aria attra­ver­so un appos­i­to con­net­tore col­le­ga­to alla pan­cia sin­is­tra del­la SF1000.

Nonos­tante tale oper­azione sia ai più sconosci­u­ta e, soprat­tut­to, di rara evi­den­za, in realtà essa nasconde un prin­ci­pio di fun­zion­a­men­to pre­sente in For­mu­la 1 già a par­tire dagli anni ottan­ta. Nel 1986, infat­ti, venne per la pri­ma vol­ta introdot­to il richi­amo pneu­mati­co delle valv­ole che, dal momen­to del­la sua adozione, ha pre­sen­ta­to un numero di van­tag­gi così ele­va­to da porre fine al clas­si­co richi­amo a mol­la uti­liz­za­to fino a quel momen­to nel­la mec­ca­ni­ca clas­si­ca. Tale sis­tema, infat­ti, por­ta con se l’enorme van­tag­gio di evitare qual­si­asi fenom­e­no di sfar­fal­la­men­to o di incertez­za che altri­men­ti carat­ter­izzerebbe i sis­te­mi tradizion­ali, con­sen­ten­do anche regi­mi di rotazione più ele­vati e a tut­to van­tag­gio delle prestazioni. Al fine di garan­tire il cor­ret­to fun­zion­a­men­to di ogni parte, è dunque nec­es­sario far ricor­so ad un impianto pres­sur­iz­za­to con una sor­gente d’aria rap­p­re­sen­ta­ta da una clas­si­ca bom­bo­la che, per ragioni logis­tiche, viene gener­i­ca­mente posizion­a­ta nelle pance e, dunque, nei pres­si delle masse radi­anti, Fer­rari incluse. E pro­prio questo par­ti­co­lare com­po­nente sem­bra essere impu­ta­to quale orig­ine degli improvvisi cali prestazion­ali pati­ti dal mon­e­gas­co già nelle prim­is­sime fasi di gara.

Più nel­lo speci­fi­co, pare che tale prob­le­ma sia dovu­to alla rot­tura di una guarnizione del sis­tema di ali­men­tazione e alla con­seguente depres­sur­iz­zazione che ad essa ha fat­to segui­to. E, tenen­do a mente che ogni squadra conosce alla per­fezione il con­sumo d’aria richiesto dalle varie fasi di gara e dai diver­si cicli di fun­zion­a­men­to del propul­sore, è ragionev­ole pen­sare che in Fer­rari abbi­amo ritenu­to nec­es­sario cari­care l’apparato attra­ver­so un rab­boc­co al fine di sop­perire al prob­le­ma in ques­tione, min­i­miz­zan­do le ricadute velocis­tiche. Un prob­le­ma che, se non risolto su un cir­cuito ad alta veloc­ità come quel­lo di Spa, potrebbe avere con­seguen­ze amplifi­cate su una pista ad ancor più ele­va­ta per­cor­ren­za come Mon­za.

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