Non smette di stupire la ricerca della prestazione operata da Mercedes, che spinge al limite ogni singola area della monoposto per un solo e unico scopo: stravincere. Analizziamo i perché e i principi di funzionamento di questo ulteriore virtuosismo tecnico.
Quella di spingere ogni area della vettura ai limiti del regolamento e della fisica non è certamente una pratica nuova, ma questo non significa che nuove ed originali interpretazioni non possano finire per far discutere, impressionare o anche solo storcere il naso. In altre parole, l’indifferenza non è certamente contemplata e la nuovissima soluzione sfoggiata in gara dalle W11 sembra confermare questa teoria una volta in più.
In Formula 1 e, più in generale, nelle competizioni automobilistiche, la mobilità di determinati elementi aerodinamici è rigidamente regolata al fine non solo di evitare che questi agiscano quale sostituti dei dispositivi attivi, da lungo tempo banditi ad esclusione del DRS, ma anche al fine di garantire una quanto più equa competizione tra i concorrenti. Per questo, la ricerca su una calcolata flessibilità della componentistica risulta l’unica scelta possibile nel quadro appena descritto, in quanto essa permette di avere il massimo carico aerodinamico laddove esso è necessario, ovvero in curva, e di abbinare, al contempo, una resistenza minima ove questa viene richiesta, ovvero in rettilineo. Per questo, Mercedes ha deciso di lavorare sulle tolleranze programmate e previste dal regolamento al fine di progettare adeguatamente la flessibilità dei compositi utilizzati sulla propria monoposto per garantire una minima mobilità all’alettone posteriore della W11 che, inclinandosi in concomitanza con il rollio in curva subito dalla vettura, facilità il trasferimento di carico in percorrenza, a tutto vantaggio delle prestazioni che, a quanto pare, sembrano beneficiare di 2 km/h aggiuntivi in percorrenza.
Tale elaborazione, oltre ad essere una manifesta espressione della superiorità tecnica della squadra tedesca, identifica appieno lo strapotere economico che Mercedes rappresenta, ad oggi, nel quadro delle competizioni globali e mette tacitamente in mostra tutti gli strumenti che essa possiede al fine del raggiungimento dei propri obbiettivi. La progettazione di tale componentistica richiede, infatti, un lungo e dispendioso lavoro equamente ripartito tra progettazione e analisi dei materiali compositi, ad esempio attraverso il Metodo degli Elementi Finiti (FEM), nonché ad una adeguata fase di test a flessione e carico tanto virtuale, operabile attraverso software di prim’ordine come Abaqus o COMSOL, quanto reale, necessaria al fine di una perfetta e regolare messa a punto dell’assieme. Un lavoro che, comunque, è stato operato anche dalla concorrenza, Red Bull e Ferrari in primis e non senza che questo destasse la diretta attenzione della FIA e del suo Responsabile Tecnico, Nicolas Tombazis, da cui si attende un responso circa eventuali chiarimenti in materia.