Come Paride con Achille, Verstappen sconfigge la Mercedes sfruttando il suo unico punto debole: le gomme.
Nel giorno del compleanno della Formula 1, Mercedes interrompe il percorso netto in Campionato e abbandona l’idea dell’en plein. Eppure, il fine settimana era iniziato come da copione, con la doppietta Mercedes in tutte le sessioni di prove libere, mentre dietro si alternano i vari Verstappen, Ricciardo e Norris, tutti sempre abbondantemente oltre il mezzo secondo di distacco dalla vetta.
Un dominio mai messo in discussione neanche nella giornata di sabato, dove le W11 volano e si prendono la prima fila, con un magistrale Bottas che mette in riga il compagno di squadra Lewis Hamilton “a casa sua”.
Il terzo, uno stupefacente Nico Hulkenberg, è distante un secondo dalla pole position.
Sorrisi, strette di mano e pacche sulla spalla al box Mercedes. L’unica novità del Gran Premio sembra essere la concreta possibilità che il biondo finlandese possa seriamente infastidire il pilota britannico. “Invertendo l’ordine degli addendi il risultato non cambia”, avrà pensato Toto Wolff una volta giunto sulla griglia di partenza.
Invece si sbagliava, e di grosso.
Allo spegnimento dei semafori Bottas riesce a tenere dietro Hamilton che battaglia fino alla Brooklands prima di rassegnarsi ad inseguire mentre, dietro di loro, Verstappen si libera subito di Hulkenberg.
Le ex frecce d’Argento prendono il largo, proseguendo il monologo iniziato il 5 Luglio. Dopo cinque giri la situazione cambia, con Verstappen che, partito con il compound più duro, recupera terreno su Bottas e Hamilton in crisi con gli pneumatici. Il team di Wolff comprende la situazione e cerca di correre ai ripari, fermando i due piloti rispettivamente al tredicesimo e quattordicesimo giro.

Nonostante le gomme dure montate sulla W11 siano ben più fresche di quelle di Verstappen, l’alfiere della Red Bull continua a girare più forte dei diretti avversari e, al giro 22, soltanto 8 tornate dopo il cambio gomme, ambedue i piloti della Stella a tre punte si trovano a dover fare già fare i conti con il blistering.
La gara, ora, è tutta in salita.
Alla fine del ventiseiesimo giro si ferma anche Verstappen, che rientra in pista davanti ad Hamilton e immediatamente alle spalle di Bottas, che viene sverniciato all’esterno della Luffield con una facilità imbarazzante.
Al giro 33 si ferma di nuovo Verstappen, seguito come un’ombra da Valtteri Bottas. In corsia box, le posizioni non cambiano.
Hamilton, intanto, si mette davanti a tutti cercando di tenere un buon ritmo nonostante il blistering sia visibile ad occhio nudo sui suoi pneumatici. Per qualche attimo pensa seriamente di arrivare fino alla bandiera a scacchi senza fermarsi.
L’impresa è però titanica, visto che la solita posteriore sinistra versa in condizioni pietose, non permettendo al leader della classifica di girare su tempi quantomeno discreti.
Il Re nero è costretto a fermarsi al giro 42, per tentare di risalire la china con dieci giri da qualifica. Ma Verstappen, in fuga solitaria, è irraggiungibile e Lewis dovrà accontentarsi della seconda posizione dopo aver superato prima Leclerc e poi il suo compagno di squadra Bottas, senza faticare più di tanto.
Ancora una volta è emerso il tallone d’Achille di una Mercedes altrimenti inarrivabile: le gomme.
Silverstone ci ha dimostrato di nuovo come la W11 soffra maledettamente le alte temperature che, grazie anche alle pressioni più alte imposte dalla Pirelli per questo Gran Premio, tendono a far sbriciolare gli pneumatici, mettendo in seria difficoltà Hamilton e Bottas.

Proprio sulla performance di quest’ultimo credo sia doveroso aggiungere due parole.
Dopo un ottimo scatto dalla pole position, con annessa difesa della posizione sul compagno di squadra, Valtteri si è eclissato, succube anche di una strategia che lo ha indubbiamente penalizzato, con un secondo stint decisamente troppo corto per poter competere contro la Red Bull. È mancato però, al pilota finlandese, quel guizzo, quel sussulto d’orgoglio che gli avrebbe permesso quantomeno di battagliare con Lewis per il gradino d’onore sul podio.
Invece, quando si sono trovati fianco a fianco alla staccata della Brooklands, a due tornate e mezzo dal termine, non ha neanche provato ad allungare la staccata per difendersi, perdendo così nuovamente il confronto con il compagno di squadra e dimostrando una volta di più la sudditanza psicologica nei suoi confronti.
Facendo un discorso più complessivo però, la squadra di Brackley esce più forte di prima da questo atipico week-end.
Come si può infatti pensare di arrestare l’egemonia Mercedes se, quando tutto va male, le frecce d’argento chiudono in seconda e terza posizione?