I radiatori della Ferrari SF1000 rappresentano l’evoluzione del concetto compatto già visto sulla SF90, ma, nonostante ciò, non sembrano funzionare a dovere. Analizziamone le caratteristiche in relazione alle scelte della concorrenza.
La progettazione e la disposizione delle masse radianti di una monoposto di Formula 1 costituisce una tappa fondamentale nel raggiungimento di un alto livello di efficienza tanto termica quanto fluidodinamica. Un’efficace organizzazione di tali pacchetti può infatti garantire non solo un miglior raffreddamento dell’unità motrice, ma anche assicurare una corretta evacuazione dell’aria attraverso le pance e una perfetta adesione dei flussi esterni alla zona Coca-Cola, con benefici non trascurabili per l’alettone posteriore e per il gruppo fondo-diffusore.
E proprio questo insieme di caratteristiche sembra costituire uno dei vari problemi in grado di martoriare le prestazioni della SF1000. La vettura di Maranello, dotata di un nuovo sistema di raffreddamento che prevede l’accentramento di tutti gli scambiatori all’interno delle pance al fine di liberare la zona sovrastante il propulsore, non pare gradire troppo questo nuovo concetto, evoluzione di quello già visto sulla SF90, in quanto porta ad una sorta di bloccaggio interno dei flussi di raffreddamento. Il nuovo complesso, compatto in estensione ma più alto rispetto a quello della concorrenza, sembra sfavorire un adeguato ed efficiente scambio termico all’interno delle pance, con svantaggi che si ripercuotono tanto sull’efficienza termica della Power Unit quanto su quella della fluidodinamica interna, resa più complicata dal difficoltoso percorso di uscita che l’aria deve intraprendere attraverso gli sfoghi posteriori, per questo in qualche occasione appositamente allargati.
Se si guarda quanto operato sulle vetture degli altri competitori, Mercedes in primis, appare evidente quanto marcate siano le differenze concettuali che interessano tale area della monoposto. Con una disposizione più tradizionale e operata secondo la ripartizione a tre elementi, inclusa l’unità di raffreddamento collocata direttamente sul propulsore, la squadra della Stella è stata in grado di disporre si di radiatori laterali più lunghi, ma ai quali si associa un perfetto disegno delle carenature in carbonio, “cucite” sulle sagome appena descritte, e a cui fa seguito un incremento dell’efficienza aerodinamica tanto interna quanto esterna, a tutto vantaggio delle prestazioni.
Di conseguenza, anche la squadra del Cavallino starebbe in parte ripensando alcune di quelle scelte tecniche che sembrano ostacolare le prestazioni della propria monoposto. L’individuazione dei problemi non dipende mai dai un singolo fattore e, per questo, occorrerà attendere del tempo per capire se interventi in tale area si verificheranno o meno e se, soprattutto, garantiranno quel tanto atteso salto che finora è mancato.