Nata nel 1994 come sostituta della 348, la F355 ha rivoluzionato il mondo delle berlinette, dando nuova linfa al Cavallino Rampante.
Parlando di supercar, è opinione comune che Ferrari sia il marchio di riferimento, per performance e design. Ma non è sempre stato così. Ci sono stati momenti in cui Ferrari ha ceduto la corona da regina ad altri marchi, non riuscendo a mantenere l’egemonia, come avvenne ad inizio anni ’90.
In quel di Maranello si piange ancora la scomparsa di Enzo Ferrari quando, nel 1989, esce la Ferrari 348. La “piccola Testarossa”, come fu denominata per via delle fiancate laterali a lamelle che il designer Leonardo Fioravanti prese in prestito dalla celebre sorella maggiore, non fece breccia nel cuore degli appassionati né, tantomeno, in quello degli addetti ai lavori.
Luca Cordero di Montezemolo, alla presentazione della Ferrari 458, narrò di quando una Golf GTI bruciò la sua 348 gialla, ribattezzata, senza mezzi termini, “una macchina di merda…”, l’ex ingegnere Ferrari Nicola Materazzi la definì un “auto instabile e pericolosa…” mentre Forghieri è convinto che sia “il peggior progetto mai realizzato in Ferrari…”
A ciò va sommato il fatto che, dal Sol Levante, era appena sbarcata in Europa l’Honda NSX, una supercar vera e propria con cui la 348 non riuscì mai a reggere il confronto.

Dopo l’arrivo di Montezemolo in Ferrari, nel 1991, c’era la chiara volontà di tornare ai vertici e, per riuscire nell’impresa, i tecnici hanno deciso di prendere ciò che di buono c’era nella 348, ovvero il telaio, e costruirci attorno il primo modello dell’era post-Drake: la F355.
Presentata al Salone di Ginevra del 1994, la nuova stella del cavallino rampante era pronta a sfidare la Honda NSX e riportare in alto il nome Ferrari.
La denominazione 355, indica la cilindrata di 3.5 litri e le 5 valvole per cilindro del propulsore V8 collocato longitudinalmente alle spalle del guidatore. Per garantire delle prestazioni adeguate al tipo di vettura, la potenza cresce fino a 380 CV, ottanta in più rispetto a quelli erogati dalla 348, portando la potenza specifica a 109 CV/litro, mentre la coppia massima è di 363 Nm a 6000 g/min.
È proprio intorno a questo regime che l’aspirato inizia a spingere davvero, urlando al mondo la sua cattiveria e immergendo guidatore e passeggero in un universo parallelo dove il termine velocità perde la sua caratteristica soggettività e diviene elemento supremo per definire il concetto di goduria.
Se il motore è un concentrato di potenza e arroganza, la F355 ha tante altre frecce al suo arco per conquistare il pubblico. Tra queste c’è sicuramente il design, studiato da Pininfarina, che per la prima volta viene modellato anche in base a necessità aerodinamiche, come l’equilibrio dei carichi verticali (Cz), che collabora con il fondo piatto della vettura per garantire una tenuta di strada da primato. Il telaio era costruito completamente in acciaio, con la scocca basata su quella della 348, mentre la carrozzeria era un mix di alluminio e acciaio. Il reparto sospensioni, indipendenti e a quadrilateri deformabili, poteva contare su ammortizzatori a gas tarabili in due diverse posizioni a controllo elettronico. Il cambio era un classico manuale a sei rapporti ma, dal 1997, venne data ai clienti la possibilità di optare per un cambio elettroattuato che ricalcava quelli utilizzati dalla casa di Maranello in Formula 1. Scompariva il pedale della frizione, sostituito con due bilancieri posti dietro il volante, con dei comandi sulla console per gestire folle e retromarcia.
Prodotta fino al 1999 la F355 Berlinetta ha riportato in alto il marchio Ferrari, sancendo l’inizio di una nuova era. Da questo modello in poi infatti, a Maranello si inizierà ad attingere pesantemente alla tecnologia sviluppata in Formula 1 e a concentrarsi sull’aerodinamica per rendere sempre più all’avanguardia anche i modelli che sfrecciano tutti i giorni lungo le strade di tutto il mondo. Un investimento che, col senno di poi, ha decisamente pagato.