Vince un solo titolo mondiale, eppure, James Hunt entra nella leggenda per essere stato uno dei piloti più eccentrici e trasgressivi di sempre, l’unico vero rivale dell’indimenticato Niki Lauda.

Lo chia­ma­vano Hunt “The Shunt”.

Con la sua bellez­za, l’im­mag­ine da cat­ti­vo ragaz­zo e i modi vin­cen­ti, James Hunt diven­ta il beni­amino dei tifosi, il pilota-play­boy degli anni Settanta.

È il 1973 quan­do entra nel mon­do del­la For­mu­la 1.

Dopo aver gareg­gia­to nelle serie Mini, For­mu­la Ford e For­mu­la 3, Hunt debut­ta nel­la mas­si­ma cat­e­go­ria a Mona­co. Gui­da una March 731 acquis­ta­ta dal team del gio­vane e strav­a­gante Lord inglese Alexan­der Hes­keth, e chi­ude il cam­pi­ona­to in otta­va posizione.

Nota per le sue feste sfre­nate e l’at­teggia­men­to eccen­tri­co, la Hes­keth non è pre­sa trop­po sul serio dalle squadre rivali, fino a quan­do, nel ’74, arrivano i pri­mi risul­tati: se Hunt arri­va al tra­guar­do, è sem­pre tra i primi.

Anche la pri­ma parte del 1975 non si dimostra facile, ma il grande giorno è vicino.

Sul cir­cuito di Zand­voort, in Olan­da, Hunt ottiene il suo pri­mo mer­i­ta­to suc­ces­so in un Gran Pre­mio uffi­ciale, bat­ten­do Niki Lau­da dopo un duel­lo all’ul­ti­mo respiro.

Pro­prio col pilota del­la Rossa, rin­no­va una sfi­da inizia­ta nelle for­mule minori e che con­tin­uerà negli anni a venire.

A causa delle troppe spese, a fine ’75 la Hes­keth Rac­ing si riti­ra dal­la For­mu­la 1, e Hunt entra in McLaren per sos­ti­tuire Emer­son Fit­ti­pal­di, diven­ta­to nel frat­tem­po pilota-costruttore.

Il 1976 è l’an­no gius­to per Hunt.

Si con­tende, infat­ti, l’iri­de fino all’ul­ti­mo appun­ta­men­to del­la sta­gione in Giap­pone con il grande ami­co e “rivale” Niki Lauda.

Il pilota di Maranel­lo sem­bra essere il favorito, ma il suo tragi­co inci­dente al Nur­bur­gring per­me­tte all’in­glese di recu­per­are gran parte del­lo svan­tag­gio accu­mu­la­to in cam­pi­ona­to, rius­cen­do così a pro­por­si come prin­ci­pale avver­sario del ferrarista.

Sul cir­cuito del Fuji, Lau­da pre­cede Hunt di tre punti.

Si corre sot­to una piog­gia tor­ren­ziale. Lau­da si riti­ra al sec­on­do giro, per­ché con­sid­era trop­po peri­colose le con­dizioni del­la pista, men­tre Hunt pros­egue, e con una favolosa rimon­ta negli ulti­mi giri ottiene il ter­zo pos­to.

Un piaz­za­men­to nec­es­sario per aggiu­di­car­si il tito­lo di Cam­pi­one del Mondo.

Il pilota bri­tan­ni­co rimane in McLaren anche le due sta­gioni suc­ces­sive, sal­en­do solo per tre volte sul gradi­no più alto del podio nel ’77.

Dopo un 1978 sen­za vit­to­rie, nel ’79 Hunt fir­ma per la Wolf speran­do di pot­er com­petere almeno per la con­quista di qualche pri­mo pos­to. In realtà, la sua WR7 si riv­ela poco com­pet­i­ti­va e, sem­pre più demo­ti­va­to, alla vig­ilia del Gran Pre­mio del Sudafrica annun­cia la sua inten­zione di riti­rar­si dal mon­do delle corse alla fine del campionato.

Un addio, poi antic­i­pa­to al ter­mine del­la gara di Mona­co, per­chè, come lui dichiara: “Nel mon­do del­la For­mu­la 1, l’uo­mo non con­ta più!”.

 

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