171 Gran Premi, 25 vittorie e 3 titoli mondiali. È Niki Lauda: il più grande pilota austriaco, il “computer” della Formula 1.
Voleva correre in auto. Pur di farlo, Niki Lauda entrò in contrasto con la sua famiglia che lo desiderava impiegato di banca.
Corre in categorie minori fino al suo esordio in Formula 1 nel ’71 in Austria, al volante di una March costretta poi al ritiro.
Dopo un ‘72 opaco, nel ‘73 passa alla BRM. Non andrà meglio, ma emergono le sue doti. Ha una notevole sensibilità, dovuta da quello che chiama il suo “fondo schiena”. Percepisce e riferisce ai tecnici ogni minima reazione della monoposto. Un vantaggio per migliorarne le prestazioni.
Il suo compagno di squadra Clay Regazzoni, ingaggiato dalla Scuderia Ferrari, lo segnala al “Grande Vecchio”, che lo assume per il ‘74 dopo averlo messo alla prova.
Con Lauda, in Formula 1 arriva la figura del pilota professionista: non fuma, non beve, si allena, segue una dieta, come nessun altro. Si mette in luce conquistando due Gran Premi.
Nel ‘75, Lauda e la 312T, la fantastica creatura dell’Ingegner Forghieri, riportano il Mondiale a Maranello. Niki instaura anche un bel rapporto con il responsabile del Reparto Corse, Luca Cordero di Montezemolo.
Sembra destinato ad aggiudicarsi anche il campionato del ‘76. In nove gare raccoglie 5 vittorie e 3 podi. Fino al Nurburgring. Tra fuoco e fiamme si salva, grazie all’intervento dei colleghi sopraggiunti, in primis Arturio Merzario che trova il coraggio di estrarlo dall’abitacolo.
Per le ustioni riportate e i gas respirati è in condizioni critiche. Riceve addirittura l’estrema unzione. Nessuno, neppure Enzo Ferrari, che intanto ha preso Carlos Reutemann, immaginava di vederlo tornare in pista solo quaranta giorni dopo, a Monza.
Sanguinante dalle ferite e sfigurato dalle ustioni, Lauda dimostra a tutti chi è veramente: conclude quarto. Un eroe.
Tre gare dopo, in Giappone, all’ultima di campionato, si gioca il titolo con James Hunt. E, per la sua coerenza, si ritira dopo due giri, lasciando il Mondiale nelle mani dell’avversario. Ritiene troppo pericoloso correre sotto la pioggia battente e con scarsa visibilità. L’azzardo non vale la sua vita, ma il “Vecchio” non gradisce. E tra Ferrari e Lauda è rottura.
Nel ‘77, con una Rossa competitiva, Niki conquista il secondo titolo, matematicamente, a tre prove dal termine. Già con un bel contratto in tasca per il ‘78, sottoscritto con la Brabham di Ecclestone, salta le due ultime gare. È la conclusione, suggellata da note polemiche, di un connubio vincente.
Dopo un ’79 insoddisfacente, Lauda decide di prendersi un periodo di pausa dalle competizioni che terminerà nel 1982, quando rientra in pista con la McLaren. Con questo team vince il suo terzo titolo nell”84, con un vantaggio di appena mezzo punto dal compagno di squadra Alain Prost.
Dopo un altro campionato che gli consegna una vittoria ma undici ritiri, nell’ 85 Lauda smette definitivamente di correre.
La sua vita gli si è presentata come una strada, con salite, discese e svolte improvvise. Che lui, con una incredibile forza, ha sempre raddrizzato.
Per sue volontà, è stato tumulato indossando la tuta rossa dei tempi in cui vinse con Ferrari. Stupendo tutti, ancora una volta.