Nel 1972, il consueto Gran Premio di Roma lascia spazio alla prima e ultima edizione del Gran Premio della Repubblica Italiana. Lo storico Autodromo di Vallelunga, ospita il grande ritorno della Formula 1 nella Capitale, in occasione di una corsa non valida per il campionato mondiale. Peccato che una scuderia tricolore manchi all’appello…
18 Giugno 1972. La Formula 1 corre il Gran Premio della Repubblica Italiana, una gara non ufficiale, a Vallelunga, ma amara per i tifosi italiani: manca la Ferrari. “Ma che volete? Che mi prenda anche i fischi di Vallelunga, dopo quelli di Monza?”.
Con queste parole, Enzo Ferrari cerca di giustificare l’assenza delle 312 B al Gran Premio romano negli ultimi giorni del tira e molla di quello che sarà ricordato come il più grande rifiuto di tutta la sua carriera nello sport automobilistico. Un’assenza che mortifica il tentativo degli organizzatori dell’AC Roma di riportare, dopo 18 anni, le monoposto di Formula 1 nella Capitale.
Fischi indiretti e cartelli di “Vergogna” e “Non vendere fumo!”, si fanno prepotentemente spazio tra gli spalti dell’autodromo, per manifestare il disappunto di fronte ad una scelta sorretta da alcuna motivazione plausibile. Il rifiuto del Commendatore, scatena il malcontento degli appassionati e condiziona i concorrenti stranieri, i quali, fiutando chissà quale gioco al rialzo di Maranello negli ingaggi, esasperano il rilancio delle pretese economiche che rischiano di trasformare il Circus in una “bisca” clandestina. È così che, piloti come Hailwood, Beltoise, Marko e Pace, decidono di dare forfait pur avendo sottoscritto un impegno rigoroso.
Per quanto fosse limitato il numero dei partecipanti a questo Gran Premio della Repubblica, l’impegno in fase di preparazione è stato abbastanza alto e ne sono usciti significativi tempi in prova, grazie anche agli ultimi ritocchi alla pista, con l’aggiunta di cordoli nella serie di curve all’interno del tracciato che obbligano a traiettorie leggermente più rigorose e strette. Emerson Fittipaldi è presente, e stacca il miglior crono, 1’09”82, con la Lotus-John Player Special, seguito dalle BRM-Marlboro di Howden Ganley e Peter Ghetin, Henri Pescarolo (March), Andrea De Adamich (Surtees), Mike Beuttler (March) e Nanni Galli al volante della Tecno-Martini.
Niki Lauda distrugge la sua nuova March per un’uscita di strada a quanto pare dovuta allo scoppio di una gomma; non potrà prendere parte alla corsa.
Alle 17,40 di uno splendido 18 giugno, dopo l’applaudita esibizione degli sbandieratori di Arezzo e Gubbio, il Gran Premio prende vita. Si corre con eccellenti condizioni climatiche sulla distanza di 80 giri del circuito di 3,2 km per un totale di 256 km. Al via Ganley e Gethin sono autori di una partenza lanciata, ma Fittipaldi riprende subito il comando alla curva dei Cimini, transitando in testa al termine del primo giro, con i due piloti BRM in scia a loro volta tallonati da Pescarolo, De Adamich, Beuttler e Galli.
Il primo fatto saliente arriva al 13° passaggio: Ganley si gira all’ingresso della curva Roma, urta le protezioni con la posteriore destra ed è costretto a raggiungere i box, dove perde ben sei giri per il controllo alla rottura dell’attacco di un puntone di reazione. È automaticamente secondo il compagno di squadra che ha intanto staccato di un secondo Pescarolo e De Adamich, vicinissimi. Le posizioni sembrano dunque ben stabilizzate con Fittipaldi sempre al comando, ma ecco un altro colpo di scena: Pescarolo abbandona la corsa al 48° giro, la sua March lamenta la rottura di un braccio della sospensione posteriore destra interrompendo la gara del transalpino. Dietro la Lotus del brasiliano si insedia De Adamich, mentre Fittipaldi doppia la Tecno di Galli, terzo davanti a Beuttler e a un Ganley in grave ritardo e nuovamente fermo ai box.
Da questo momento, il Gran Premio non ha più storia e si trascina così fino alla fine, con il fiato sospeso al solo pensiero di un probabile cedimento delle macchine di De Adamich (il motore della sua Surtees lascia una leggera fumata ad ogni cambio marcia per il passaggio dell’olio) e Galli, piazzate onorevolmente al secondo e terzo posto. La Lotus del “Ratò” inizia a risentire l’usura delle gomme, ma riesce a mantenere la testa della corsa fino al traguardo. Dominatore di una gara fiacca: non un solo sorpasso, neppure nei doppiaggi, conclude primo davanti a De Adamich e Galli. Onore al merito proprio a Nanni, che porta per la prima volta al traguardo finale la Tecno con un soddisfacente terzo posto, mentre Beuttler non riesce a concludere il suo inseguimento e si deve accontentare della quarta piazza davanti a un Ganley danneggiato dalla ridotta andatura.
Nel complesso, una competizione senza contesa. Al pubblico di Vallelunga restano l’odore dei motori e le immagini di una manifestazione che non ha guadagnato la dignità di un Gran Premio. È stato un match tra pugili impegnati solo ad evitarsi. Del resto, lo stesso Fittipaldi sarebbe stato battibilissimo: un confronto con la Ferrari di un Regazzoni o di un Ickx ben difficilmente gli sarebbe stato favorevole, visti i mezzi in gioco e il progressivo peggiorare delle gomme.
Il tutto, col senno di poi e tanta amarezza, ovviamente.