Abitava poco distante dall’Autodromo di Monza e ha trascorso tutta la vita dando tutto quello che sapeva e poteva fare per andare più veloce possibile, in motocicletta e in macchina. Una passione profonda, sua compagna di vita, fino a quel 26 Maggio 2001. Lui si chiamava Vittorio Brambilla, “Monza’s Gorilla”.
In compagnia di Tino, il suo fratello maggiore, Vittorio Brambilla amava preparare moto, macchine e motori, per poi provarli, meglio ancora se gareggiando in pista. Trascorrevano in officina ore ed ore, sino a tarda notte. Due fratelli “elaboratori” animati da una irrefrenabile passione, trasmessa loro dal padre, titolare di un’officina di riparazioni auto e moto.
Vittorio si considerava un “asso” delle moto, ma era anche un buon pilota di macchine. Inizia la sua carriera automobilistica in modo classico, come si faceva una volta, con il kart. Poi sale di categoria, con monoposto di Formula 3 e Formula 2. Ed infine, raggiunge la vetta più alta entrando in Formula 1.
Gareggia con ottimi risultati anche con vetture a ruote coperte, turismo e Sport-prototipi. Agli occhi di tutti, è un personaggio: si aggira nei box sempre con le mani sporche di grasso perché, in realtà, è un meccanico che ama misurarsi in pista.
Nel 1972 conquista il campionato italiano di Formula 3 e nel 1973 approda in Formula 2 con la vecchia March 712 di suo fratello, anch’egli bravo corridore, già più famoso di lui. Avuta a disposizione una March 732, ottiene ottimi risultati: vince due corse e in Francia batte Jean-Pierre Jarier, nuovo campione europeo di Formula 2.
Il suo esordio nel campionato mondiale di Formula 1, al volante di una March 741 motorizzata Ford Cosworth, arriva nel 1974. Conclude il suo primo Gran Premio, a Kyalami, classificandosi al decimo posto. Nella stessa stagione conquista il suo primo punto iridato a Zeltweg, in Austria.
Il 1975 è il suo anno migliore: pur correndo con una March 751, che altro non era che una Formula 2 con motore da 3000 cc. e un serbatoio di maggiore capacità, ottiene una pole position ad Anderstorp.
Con la pioggia, Vittorio fa la differenza: viene fuori dalle retrovie e diventa incontenibile, grazie alla sua grande sensibilità di guida. Così, è protagonista di prestazioni incredibili in rapporto al mezzo di cui disponeva, tenendo conto che all’epoca i suoi avversari erano piloti dal calibro di Andretti, Lauda, Villeneuve, Fittipaldi, Scheckter, Ickx, Regazzoni, Peterson, Hunt – per citarne solo alcuni – i quali, normalmente, guidavano vetture molto competitive rispetto alla sua.
Per questa sua caratteristica, lo chiamano il “mago della pioggia”. In una di queste occasioni, Brambilla, sotto un vero e proprio diluvio vince la sua prima e unica gara di Formula 1, nel Gran Premio d’Austria del 1975, staccando di mezzo minuto gli inseguitori Hunt e Pryce.
In preda ad un comprensibile entusiasmo, taglia il traguardo alzando entrambe le braccia. Nel farlo, perde il controllo della sua vettura, distruggendone il musetto. Sempre nel ‘75, vince anche la gara di Vallelunga di Formula 2 con una March del team di Ron Dennis.
Per il suo aspetto ruspante, gli inglesi lo avevano soprannominato “Monza’s Gorilla”. Si diceva che Vittorio avesse dita tanto forti da riuscire ad avvitare, senza alcuna chiave, i bulloni delle ruote di una vettura sport: era un vero sportivo, mai scorretto, ma metteva paura quando s’infuriava, e questo accadeva quando qualcuno gli faceva una scorrettezza.
Vittorio Brambilla corre a Monza, vicino casa, sei Gran Premi d’Italia. Il suo miglior risultato, un settimo posto, lo coglie nel 1976. È un grande amico di Lella Lombardi e Arturio Merzario. Con loro condivide l’abitacolo di vetture Sport-prototipi.
Nel 1977 vince la 500 Km di Monza. Durante quella corsa, Brambilla ad un certo punto rientra ai box. Ha più di un giro di vantaggio, ma la parte posteriore della sua Alfa 33 si era danneggiata. Inatteso, scende dall’abitacolo come un posseduto, nei box prende una spranga, ripara alla meno peggio la vettura, si infila di nuovo nel posto guida, riparte e vince la corsa.
Nello stesso anno, Vittorio conquista il titolo mondiale Sport-prototipi. Sempre a Monza, nel Gran Premio d’Italia del 1978, si ferisce gravemente alla testa nello stesso incidente-carambola che costa la vita a Ronnie Peterson.
Vittorio riesce a ristabilirsi e torna a correre la stagione successiva con l’Alfa Romeo, in Formula 1. Si ritira dalle corse nel 1980, a 43 anni. Fuori dalle competizioni resta molto legato al suo Autodromo, facendo il pilota della Safety car, della Doctor car, oppure il semplice spettatore: gli bastava stare lì, in quel mondo cui aveva dedicato una vita intera.
Poi, un giorno di Maggio del 2001, viene tradito dal suo cuore mentre taglia l’erba di casa sua, a Lesmo. Aveva 63 anni.