Davide Cironi, uomo che nel settore automotive non ha certo bisogno di presentazioni, si è concesso a noi in una approfondita ed emozionante intervista. La sua storia offre innumerevoli spunti di riflessione, ma soprattutto fa comprendere che nella vita, se si vuole ottenere qualcosa di importante, è inevitabilmente necessario accompagnare ai sogni, i sacrifici.

Le auto sono fan­tas­tiche, non c’è alcun dub­bio: spes­so sono matri­ci di ricor­di indelebili e di emozioni for­tis­sime, che alcune per­sone, che potrem­mo in un cer­to sen­so definire elette, riescono, in maniera asso­lu­ta­mente uni­ca, a regalare al pro­prio pub­bli­co. Una di queste è sen­za dub­bio Davide Cironi: colui che forse, più di chi­unque altro, è rius­ci­to a trasfor­mare la sua smisura­ta pas­sione per i motori in una pro­fes­sione, dive­nen­do un pun­to di rifer­i­men­to degli appas­sion­ati delle quat­tro ruote in tut­to il mon­do. Davide ha deciso (e per questo lo ringrazi­amo sen­ti­ta­mente) di fare quat­tro chi­ac­chiere con noi.

Come nasce la tua passione?

Nasce sen­za ragione in un ambi­ente che non ave­va nes­sun rap­por­to con i motori. Dal nul­la ho sem­pre subito il fas­ci­no del­la veloc­ità, del­la lib­ertà di movi­men­to, del­la bellez­za e del­la peri­colosità derivante da essa. Cre­do che il pri­mo ad assec­on­dare ques­ta mia incli­nazione sia sta­to il mio ado­ra­to non­no pater­no, sem­plice­mente per­me­t­ten­do­mi di avere una nuo­va mac­chin­i­na 1:43 ogni vol­ta che a scuo­la la maes­tra mi dava un “bravis­si­mo”, collezio­nan­do per me col­lane di pub­bli­cazione in edi­co­la e altre cose sem­pli­ci ma fon­da­men­tali nel­lo svilup­po men­tale di un bam­bi­no che un giorno avrebbe vis­su­to di auto­mo­bili. Da lì in avan­ti per chi­unque divenne evi­dente che met­ter­si in mez­zo tra me e questo amore non sarebbe sta­ta una buona idea…

Quale è sta­ta la tua pri­ma auto e quale invece rap­p­re­sen­ta il tuo sogno?

La mia pri­ma auto fu una vec­chia 500 L del 1972, com­pra­ta con i miei sof­fer­ti rispar­mi (600 euro) quan­do ave­vo anco­ra 16 anni, con il ben­estare leg­ger­mente incred­u­lo del­la mia famiglia, che era curiosa di vedere che cosa avrei fat­to con una 500 tut­ta arrug­gini­ta in garage sen­za poter­la neanche guidare per due anni. Ovvi­a­mente non resistet­ti a lun­go. Le prime fughe not­turne avven­nero prati­ca­mente subito. Una vol­ta mio padre mi bec­cò pre­ciso pre­ciso a tornare dal cin­e­ma con 4 miei ami­ci anch’es­si sedi­cen­ni nel­la 500. Uno affac­cia­to fuori dal tet­tuc­cio, una gom­ma fora­ta, il nos­tro ter­rore negli occhi sul vialet­to di casa. Erava­mo inco­sci­en­ti, era anche un’al­tra epoca pri­va di inter­net e di con­net­tiv­ità. Ci diverti­va­mo in modo più sano e reale. Poi la restau­rai met­ten­do da parte sol­di in maniera qua­si pre­oc­cu­pante. Arrivai a non spendere più un euro neanche per un pani­no in cen­tro con gli ami­ci, salta­vo sul­la pom­pa di ben­z­i­na per risparmi­are anche quelle quat­tro lire, cer­ca­vo di non con­sumare trop­po le scarpe da bas­ket per non dover­le ricom­prare a fine cam­pi­ona­to. Questo sac­ri­fi­cio mi valse due grosse vit­to­rie: rius­cire a restau­rare com­ple­ta­mente la 500 entro i 18 anni per poter­ci andare a scuo­la e uscire la sera (legal­mente) e in più mi preparò ad ALTRI grossi sac­ri­fi­ci che mi sareb­bero piovu­ti addos­so di lì a poco. L’au­to dei miei sog­ni invece è la F40…

Come ha avu­to orig­ine l’idea di trasfor­mare la tua pas­sione in un lavoro attra­ver­so la divul­gazione di video e altri contenuti?

Ho sem­pre saputo che avrei rag­giun­to le auto che vole­vo, ero tal­mente pron­to a tut­to dal­la più ten­era età che questo era evi­dente sarebbe suc­ces­so in un modo o nel­l’al­tro. Non sape­vo però come. Ho sem­pre lavo­ra­to da quan­do ho potu­to, ma la spin­ta a rea­gire cre­do me l’ab­bia data soprat­tut­to il ter­re­mo­to del 2009 che ha raso al suo­lo mez­za cit­tà del­l’Aquila, las­cian­do­ci sen­za la min­i­ma sper­an­za di un futuro decente, non nei suc­ces­sivi 15 anni almeno. Ave­vo per for­tu­na una cer­ta abil­ità (svilup­pa­ta per gio­co) nel­la creazione di prodot­ti audio­vi­sivi, e un caro ami­co che ques­ta mate­ria la sta­va stu­dian­do pro­fes­sion­al­mente in accad­e­mia. Sia io che lui iniziammo a lavo­rare nel­l’u­ni­co ambito che le cir­costanze per­me­t­te­vano, quel­lo del­la cronaca. Dici­amo che era l’u­ni­co lavoro che pote­vi fare in una cit­tà alla quale era rimas­ta solo la cronaca. Così facem­mo, entram­bi ci but­tam­mo in TV locali e gior­nali online, pro­ducen­do video, inter­viste, servizi quo­tid­i­ani di polit­i­ca, attual­ità e quan­t’al­tro. Guadag­nava­mo vera­mente una mis­e­ria, ma era più di quan­to sta­vano guadag­nan­do i nos­tri coetanei a casa con le mani in mano. Intan­to impar­a­va­mo. Io per­sonal­mente iniziai a fare anche altri due lavori con­tem­po­ranea­mente e, sen­za stare a far­la lun­ga, riuscii a com­prare un motore fun­zio­nante per la 911 Car­rera che ave­vo mes­so irre­spon­s­abil­mente in garage qualche mese pri­ma (sul­l’on­da di un lavoro a Maranel­lo che non fun­zionò mai e fu una grossa e sof­fer­ta delu­sione per un ven­tenne volen­teroso come me). Con ques­ta Porsche paga­ta due lire e com­pra­ta nel retro di uno sfas­ci­acar­rozze a Roma, facen­do­mi anche fre­gare 1.000 euro dal­la per­sona che mi ave­va “aiu­ta­to” e rimes­sa a pos­to con la stes­sa men­tal­ità del­la 500 L, mi pre­sen­ta­vo a lavoro in redazione. Il mio capore­dat­tore ave­va una Bra­vo diesel e, sapen­do che il mio stipen­dio era di cir­ca 400 euro al mese, mi chiese: “com’è pos­si­bile che vai in giro in Porsche”? Mi ren­do con­to che sia sem­pre sta­to molto dif­fi­cile da capire, sia dai tem­pi del­la 500 L, sia poi dopo, il mio modo di vivere in fun­zione di ques­ta pas­sione. Nel­l’im­mag­i­nario col­let­ti­vo le parole “Porsche” e “scarpe bucate” non van­no a brac­cet­to, ma nel mio sì. Così, sul­l’on­da di ques­ta anom­ala pas­sione, mi pro­pose di fare una rubri­ca motori sul loro gior­nale online. Cosa che feci con Ste­fano, il sud­det­to ami­co d’in­fanzia e stu­dente di cin­e­ma. Preparammo una pun­ta­ta zero con la Toy­ota GT86 e gliela pre­sen­tam­mo. La rispos­ta del gior­nale fu qual­cosa tipo “non pos­si­amo pagare una qual­ità così alta, devi fare servizi molto meno onerosi”. Allo­ra, non volen­do rin­un­cia­re a quel for­mat che ave­vo inven­ta­to per loro, gli proposi di non pagar­lo e di pub­bli­car­lo soltan­to, cosa che fecero. La rubri­ca si chia­ma­va “Veloc­ità mas­si­ma”, ma il canale YouTube che car­i­ca­va questi video nacque con il nome “Davide Cironi Dri­ve Expe­ri­ence”. Al ter­zo video mi piovvero addos­so numeri che per lo YouTube del­l’e­poca era­no fol­li. Dagli Sta­ti Uni­ti mi scrisse Petro­li­cious per diventare loro con­trib­u­tor, in Italia inizia­vano a con­tat­tar­mi tan­tis­si­mi per­son­ag­gi noti e insid­er del miglior Motor­sport inter­nazionale, dal Giap­pone e Sud Amer­i­ca arriva­va una piog­gia di com­pli­men­ti che mai mi sarei aspet­ta­to. Così capii che era il caso di smet­tere di par­lare in dialet­to aquilano, vis­to che cre­de­vo di essere ascolta­to solo dai miei con­ter­ranei. Ripeto, YouTube non era quel­lo di oggi. Io con il video accom­pa­g­na­vo solo un arti­co­lo scrit­to con foto, era un di più. Oggi si parte per diventare YouTu­ber, spes­so il ragazz­i­no di turno parte solo con l’o­bi­et­ti­vo di diventare famoso e non sa neanche anco­ra cosa vuole fare per diven­tar­lo. Nel mio caso fu l’op­pos­to, se aves­si potu­to scegliere di ottenere le stesse pos­si­bil­ità che ho oggi di sfog­a­re la mia pas­sione SENZA apparire con la mia fac­cia, l’avrei fat­to di cor­sa. Ci si è prova­to, ma la gente vol­e­va un volto e una voce. Così è anda­ta. Iniziai ad agos­to 2013 e ad aprile 2014 las­ci­ai lavoro e fidan­za­ta per dedi­car­mi intera­mente al Dri­ve Expe­ri­ence. Vendet­ti la mia GT Junior del ’68 che era la rap­p­re­sen­tazione fisi­ca del mio sac­ri­fi­cio e tor­nai a vivere con mio padre per qualche tem­po, per pot­er inve­stire tut­to nel­la mia crea­tu­ra. Il tem­po mi ha dato poi ragione, ma per vedere il pri­mo sol­dino ci sono volu­ti almeno 2 anni di lavoro e inves­ti­men­to. www.DriveExperience.it a dis­tan­za di 4 anni mi ha poi dato indi­etro una GT Junior e anche una casa. Ora con­tin­ua a dar­mi tan­to e a chie­der­mi in cam­bio la totale dedi­zione, che io gli do 25 ore al giorno…

Qual è il seg­re­to del suc­ces­so di Davide Cironi?

Dal­la rispos­ta prece­dente si capisce già abbas­tan­za che è sta­to tut­to basato sul sac­ri­fi­cio e sul­la dedi­zione. Oggi sono in molti a dire che vivreb­bero di auto­mo­bili ad ogni cos­to, ma rara­mente dicono la ver­ità. Ad alcu­ni ho dato anche pos­si­bil­ità in pas­sato di dimostrare ques­ta forza di volon­tà e deter­mi­nazione, ma nel 99% dei casi poi si dimostra­vano per­sone che non era­no pronte a questo mon­do. Noi siamo pochi, rispet­to alla mole di lavoro che abbi­amo, ma siamo tut­ti mul­ti­task­ing all’in­verosim­i­le e soprat­tut­to super sta­canovisti. C’è pos­to per almeno due fig­ure in azien­da, ma fac­ciamo seri­amente dif­fi­coltà a trovare qual­cuno di vali­do. Le poche volte che mi sono con­vin­to a dare una pos­si­bil­ità sono sta­to pro­fon­da­mente delu­so e la nos­tra realtà è tal­mente affi­ata­ta che o si corre come noi o si sbat­te al pri­mo muro. Dunque pos­so dirvi che non ho un seg­re­to, ho solo una pura, vera e reale pas­sione, che fa pas­sare in sec­on­do piano qual­si­asi sac­ri­fi­cio e sfor­zo fisi­co o men­tale. Pos­so dirvi anche che se hai solo la pas­sione vieni sbrana­to sen­za pietà dopo un min­u­to in questo mon­do. Bisognerebbe anche par­lare di quan­to poco c’en­tri la for­tu­na e di quan­to i sol­di vadano sudati per essere investi­ti incon­tro a enor­mi rischi, ma questo la gente non vuole sen­tir­lo. Ques­ta è però forse la cosa che più mi da forza, sapere il “come” ci sono arriva­to qui oggi. Ti met­ti a let­to felice in un modo diver­so quan­do sai certe cose…

Ci rac­con­ti un aned­do­to che ti è rimas­to impres­so durante la tua esperienza?

Noi siamo una fab­bri­ca di aned­doti… Let­teral­mente ogni vol­ta che andi­amo a lavo­rare pro­du­ci­amo più aned­doti che frame video. Questo per­ché siamo vera­mente ami­ci, chi da 25 anni, chi “solo” da quan­do esiste il Dri­ve Expe­ri­ence, ma te ne accor­gi se pas­si una gior­na­ta con noi a lavoro che non è solo lavoro. Ai nos­tri rit­mi sono sicuro che la mag­gior­parte dei sog­na­tori stra­mazzerebbe a ter­ra in mez­za gior­na­ta, ma lo sfor­zo fisi­co e men­tale è alleg­ger­i­to dal fat­to che pas­sare tem­po insieme ci viene facile. Anche quan­do si trat­ta di par­tire di notte per arrivare dal­l’al­tra parte del mon­do, non dormire, lavo­rare 48 ore e non sapere neanche dove pog­gerai la tes­ta tre giorni dopo. Soprat­tut­to all’inizio del Dri­ve Expe­ri­ence abbi­amo fat­to delle cose irrac­con­tabili. Adesso che le cose van­no bene ci siamo iniziati a viziare un po’, ma i pri­mi 3 anni abbi­amo dor­mi­to in macchi­na, per ter­ra, ci siamo fat­ti la doc­cia con i camion­isti in auto­grill, abbi­amo man­gia­to cose imman­gia­bili in posti dimen­ti­cati da Dio, rischi­a­to di schi­antar­ci per il son­no dopo tre giorni filati sen­za chi­ud­ere occhio, migli­a­ia e migli­a­ia e migli­a­ia di km avan­ti e dietro. Per me non fu facile ved­er bru­cia­re i sol­di che ave­vo mes­so da parte in 10 anni di doppi o tripli lavori, sen­za nes­suna certez­za che sarebbe val­sa la pena. Meno male che ho rischi­a­to tut­to in quel­la maniera, adesso lo pos­so dire, per­ché è sta­to ed è anco­ra vera­mente bel­lo. Mag­a­ri un giorno rac­con­to di quan­do io e Ste­fano ci siamo trovati in un dirupo con una McLaren 570s, di notte, con la piog­gia tipo Juras­sic Park, in Fran­cia, vici­no ad un resort di scam­bisti in mutande bianche alle 3 del mat­ti­no. Anche quel­la è una bel­la sto­ria…

Sap­pi­amo che sei un grande fan del­la F40, come ha avu­to i natali il tuo amore per lei?

Ques­ta sto­ria è già abbon­dan­te­mente rac­con­ta­ta qui: https://www.youtube.com/watch?v=DWT2EPUxOWc ma non mi riten­go un fan di niente, tranne forse di Michael Jor­dan. L’F40 per me è l’o­bi­et­ti­vo del­la vita e il sim­bo­lo di quel­lo in cui cre­do. Non sono un fan, quel­la deve essere la mia macchi­na e deve stare per sem­pre con me finché morte non ci separi…

Elet­tri­co si o elet­tri­co no?

Elet­tri­co in maniera intel­li­gente e non solo per mar­ket­ing asso­lu­ta­mente sì. Elet­tri­co nel­la maniera in cui lo stan­no pro­muoven­do oggi asso­lu­ta­mente no. Questo argo­men­to è lun­go e com­p­lesso, ma di base nel­lo svilup­po di ques­ta tec­nolo­gia non ci si può appog­gia­re alle auto sportive, non ha sen­so. Le auto sportive ser­vono a diver­tir­si e a dare un’es­pe­rien­za piacev­ole. La ricer­ca di ques­ta nuo­va tec­nolo­gia va sper­i­men­ta­ta altrove, non rov­inan­do il mer­ca­to delle auto sportive, soprat­tut­to se per far­lo devi fare dan­ni enorme­mente mag­giori rispet­to a quan­to si farebbe con­tin­uan­do ad affinare un sis­tema di com­bus­tione che ad oggi è molto puli­to, effi­ciente e soprat­tut­to al quale non man­ca la mate­ria pri­ma (non sti­amo cor­ren­do all’elet­tri­fi­cazione per sal­vare il piane­ta, ma per sal­vare aziende che han­no altri inter­es­si). Oltre­tut­to, non vi sem­bra curioso che pro­prio dopo il Diesel Gate gli uffi­ci di comu­ni­cazione e mar­ket­ing di alcu­ni fur­boni si siano mes­si a spin­gere come pazzi su una cosa che conos­ci­amo da un sec­o­lo (let­teral­mente)? Ettore Bugat­ti usa­va una macchi­na elet­tri­ca costru­i­ta da sé stes­so per girare sulle sue terre negli anni ’10 del nove­cen­to. Adesso tut­to a un trat­to abbi­amo deciso che sti­amo dis­truggen­do il piane­ta? Pro­prio oggi che in realtà i motori endoter­mi­ci sono final­mente puli­ti? E tut­to quel­lo che deri­va dal­la pro­duzione delle bat­terie? Quan­ti decen­ni ci vor­ran­no per arrivare ad un liv­el­lo decente di ecolo­gia in questi pro­ces­si? E una vol­ta sis­tem­ato questo, come le smaltire­mo queste bat­terie per costru­ire le quali sem­bra scarseg­gi­no già da oggi i mate­ri­ali pri­mi? Mi sta benis­si­mo par­lare di elet­tri­fi­cazione di mezzi pub­bli­ci, trasporti com­mer­ciali, veicoli util­i­tari, ma questo con­trosen­so del­l’at­tac­co alle super­car e alle auto sportive è una vera idiozia e mi mer­av­iglio di chi si las­cia scor­rere addos­so ques­ta roba. Quan­ti dan­ni fa davvero una Fer­rari o una Lam­borgh­i­ni a ben­z­i­na in un anno? Con i suoi 3.000 km per­cor­si? Chi la usa di più ci fa 10.000 km in un anno? Che dan­ni fa? E poi mi chiedo, che dan­no fa invece alla nos­tra econo­mia elim­inare questi ogget­ti ren­den­doli tut­ti uguali e aset­ti­ci? Anche qui, non è la sede adat­ta per un dis­cor­so appro­fon­di­to, ma in breve: elet­tri­co per la mobil­ità intel­li­gente sì, più verosim­il­mente un buon ibri­do finché la tec­nolo­gia non per­me­tte un’elet­tri­fi­cazione sana e non con­tro­ver­sa come quel­la di oggi. Elet­tri­co sulle auto sportive non ha sen­so di esistere…

E per quan­to riguar­da le vet­ture a gui­da autonoma?

Le vet­ture a gui­da com­ple­ta­mente autono­ma a mio avvi­so sono lim­i­tate da un pic­co­lo par­ti­co­lare: il codice del­la stra­da e il nos­tro sis­tema di assi­cu­razioni. Provate a pen­sare come bisognerebbe gestire le auto a gui­da autono­ma a liv­el­lo assi­cu­ra­ti­vo. Per non par­lare di tutte le strut­ture che accom­pa­g­nano i viag­gia­tori nel sis­tema attuale. Sin­ce­ra­mente però vi dico che non mi impor­ta più di tan­to, molto ego­is­ti­ca­mente saran­no tem­pi che non vivre­mo in pri­ma per­sona e dei quali non mi inter­es­sa nul­la. Non voglio a tut­ti i costi essere un nos­tal­gi­co forza­to, odio chi lo è a tut­ti i costi anche con­tro evi­den­ti van­tag­gi tec­no­logi­ci, ma sin­ce­ra­mente cre­do che la natu­ra del­l’uo­mo non sia quel­la di trasfor­mar­si in un qual­cosa di inu­mano, povero di sen­sazioni ed emozioni con le quali ha con­vis­su­to per migli­a­ia di anni. Tut­to quel­lo che pri­va l’uo­mo del suo modo di essere in con­tat­to con il mon­do cir­costante per me è dele­te­rio. D’al­tra parte però va con­sid­er­a­to anche che l’uo­mo ha sem­pre vis­su­to a cicli. Tende ad esager­are per natu­ra, per poi capo­vol­gere tut­to. Dunque, con un con­cet­to che mi valse un bel 10 in Ital­iano al quin­to supe­ri­ore, ti dico che, quan­do ci sare­mo stan­cati di provare sen­sazioni sem­pre più deboli e avre­mo esager­a­to di nuo­vo, vor­re­mo tut­ti tornare a risco­prire il bel­lo di usare le mani, di toc­care la ter­ra, di sen­tire di più e non di meno, di rap­portar­ci con le per­sone sen­za fil­tri dig­i­tali nel mez­zo, di decidere noi dove girare il volante e di sen­tir­ci un po’ più respon­s­abili di cosa ci suc­cede attorno…

Quali sono le dif­feren­ze tra la gui­da dell’F40 e quel­la dell’F50?

Sono due auto vaga­mente sim­ili dal pun­to di vista del­l’im­pat­to esteti­co, ma sono in realtà due prog­et­ti com­ple­ta­mente opposti che non han­no prati­ca­mente nul­la in comune. Non sono con­frontabili in due righe. Si fa pri­ma a dire cosa han­no di sim­i­le piut­tosto che elen­care le dif­feren­ze. Han­no di sim­i­le la veloc­ità mas­si­ma, nien­t’al­tro. Su questo argo­men­to ho las­ci­a­to appro­fondire l’uo­mo che le ha svilup­pate su stra­da entrambe, Dario Benuzzi, che ce ne par­lerà nelle nos­tre inter­viste tra qualche set­ti­mana…

Hai conosci­u­to Hora­cio Pagani. Cosa ci vuoi dire di lui?

Hora­cio è una per­sona spet­ta­co­lare, come non ne esistono molte. Sono molto felice che abbi­amo stret­to un rap­por­to più soli­do nel­l’ul­ti­mo anno, fino al pun­to da affi­dar­mi la sua Zon­da F Club Sport per­son­ale per un giorno intero. Ave­va­mo già avu­to vari incon­tri, dal­la pri­ma vol­ta che mi diede una Huayra per andare ad un even­to di Mon­te­car­lo, la sera stes­sa del­la nos­tra pri­ma inter­vista nel­la Fab­bri­ca orig­i­nar­ia, poi in occa­sione di una pro­duzione Omni­au­to quan­do andammo a trovar­lo con 3 super­car ital­iane. Sono sta­to enorme­mente orgoglioso di essere sta­to scel­to da lui come autore di un suo libro per Mon­dadori, più varie altre belle espe­rien­ze. Con la nos­tra Dri­ve Expe­ri­ence Acad­e­my abbi­amo dato una spintarel­la ad un suo bravis­si­mo mec­ca­ni­co che ha fre­quen­ta­to il nos­tro cor­so e che Loris gli ha con­siglia­to di con­sid­er­are come nuo­vo col­lauda­tore, cosa che Hora­cio ha fat­to. Ulti­ma­mente ha col­lab­o­ra­to con noi di nuo­vo per un impo­nente doc­u­men­tario che sti­amo giran­do e uscirà entro l’es­tate. Insom­ma, nonos­tante sia impeg­natis­si­mo e in cima al mon­do del­l’au­to­mo­bil­is­mo, sa anco­ra trovare il piacere di par­lare di auto con un ragaz­zo venu­to dal nul­la solo per pas­sione. Questo suc­cede con alcu­ni gran­di uomi­ni che ho conosci­u­to, ma non con tut­ti…

Coun­tach o Diablo?

Il fas­ci­no Coun­tach è su un altro liv­el­lo. La Dia­blo non esisterebbe sen­za derivare dal­la Coun­tach (e io adoro la Dia­blo)…

Qual è l’auto che più di tutte è anda­ta oltre le aspettative?

Mi ha las­ci­a­to sen­za fia­to la poten­za e il modo sel­vag­gio di erog­a­r­la del­la Zon­da F Club Sport. Mi ha ammalia­to l’o­mo­geneità del­la Impreza 22B, la rel­a­ti­va intu­itiv­ità del­la 037 Gr.B, la trazione del­la EVO VI Tom­mi Maki­nen, l’i­naspet­ta­to com­fort da lunghi viag­gi del­la Miu­ra SV, la dinam­i­ca del­la RX7. Il miglior cam­bio che ho mai azion­a­to è quel­lo del­la F50. L’es­pe­rien­za più vis­cerale e assur­da fat­ta fin’o­ra è la 155 DTM/ITC. La più intossi­cante è sta­ta la Hura­can Per­for­mante, sen­za lim­i­ti. La peg­giore delu­sione invece purtrop­po è sta­ta la Mer­cedes 190 EVO II. Tan­to che pri­ma di pro­cedere con la recen­sione ho tele­fona­to ad un po’ di pro­pri­etari ed ex piloti chieden­do con­fer­ma. Mi sem­bra­va davvero impos­si­bile che fos­se così anon­i­ma da guidare, e invece sfor­tu­nata­mente ho rice­vu­to da tut­ti un lun­go elen­co di dolorose con­ferme. Davvero un pec­ca­to, la ritene­vo la mia Mer­cedes preferi­ta da sem­pre, ma forse lo è lo stes­so…

Con ques­ta breve car­rel­la­ta di espe­rien­ze si con­clude l’in­ter­vista a Davide Cironi e mi piac­erebbe dunque, per con­clud­ere al meglio, con­ce­d­er­mi una breve e per­son­alis­si­ma rif­les­sione. Devo innanz­i­tut­to ammet­tere che lavo­rare su alcu­ni pas­sag­gi mi ha emozion­a­to e con­tem­po­ranea­mente inseg­na­to molto. Avrete sicu­ra­mente nota­to quante volte le parole “sac­ri­fi­cio” e “dedi­zione” si ripetano lun­go l’ar­ti­co­lo e prob­a­bil­mente questo è l’ele­men­to chi­ave del mes­sag­gio che le per­sone come Davide tra­man­dano. La pas­sione, il sac­ri­fi­cio e la dedi­zione sono fon­da­men­tali, sen­za di esse non ha alcun sen­so per­se­ver­are. Anzi, non è nem­meno pos­si­bile. Vogliamo dunque ringraziare Davide Cironi per la sua disponi­bil­ità e vi invi­ti­amo, una vol­ta di più, a vis­itare il suo canale YouTube ( Davide Cironi) e il suo sito web (www.DriveExperience.it).

 

3 pensiero su “Davide Cironi si racconta ad Italian Wheel”
  1. Davide Cironi NON è un pilota (ma ci si atteggia, facen­do­lo credere ai più gio­vani…) si ANNOIA come bim­bo vizia­to se ci sono appro­fondi­men­ti TECNICI (motori o mec­ca­ni­ca) è insop­porta­bile x qual­si­asi pro­fes­sion­ista o (vero) appas­sion­a­to : se sparisce i pro­gram­mi TV dove com­pare tor­nano Guard­abili . punto .

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