Il 15 Maggio del 1986, le corse mondiali vedono infrangere, ancora una volta, il sogno di un loro eroe. Questa è la storia di Elio De Angelis, il pilota gentiluomo della Formula 1.

Agos­to 1981. Il mer­ca­to piloti è in pieno fer­men­to, in vista del­la sta­gione futu­ra. Si dà per cer­to il pas­sag­gio alla Brab­ham-Par­malat di un gio­vane 23enne, già pilota Lotus: l’italiano Elio De Ange­lis.

Il patron del­la Lotus, Col­in Chap­man, si tro­va in grosse dif­fi­coltà: non ave­va ono­ra­to gli accor­di eco­nomi­ci né quel­li tec­ni­ci, era in ritar­do con i paga­men­ti e non ave­va for­ni­to al suo pilota un mez­zo com­pet­i­ti­vo. De Ange­lis, dopo un anno e mez­zo in Lotus, era rius­ci­to solo una vol­ta a salire sul podio, quan­do ave­va ottenu­to un sec­on­do pos­to nel Gran Pre­mio del Brasile nel 1980. Elio, in realtà, non era alla ricer­ca di denaro, per­chè appartene­va a una ben­es­tante famiglia romana.

Era istru­ito, ave­va gar­bo, suon­a­va il pianoforte, legge­va, gio­ca­va a ten­nis: sta­va sem­pre, come si dice­va una vol­ta, con “due pie­di in una scarpa”. Il mon­do delle corse l’aveva fat­to sognare e lui si era fat­to trascinare da quel­la immen­sa pas­sione per la veloc­ità, forse per­ché in questo mon­do, cala­ta la visiera, si lib­er­a­va del­la sua evi­dente timidezza.

Elio inizia la sua car­ri­era da pilota cor­ren­do con i kart, arri­va sec­on­do nel mon­di­ale del 1975 e ave­va vin­to l’europeo del 1976. Poi, al pri­mo ten­ta­ti­vo, ave­va con­quis­ta­to il cam­pi­ona­to ital­iano di For­mu­la 3. Ave­va cor­so anche in For­mu­la 2 per Minar­di e, in ulti­mo, ave­va esor­di­to in For­mu­la 1 con il Team Shad­ow nel 1979.

Per il Cam­pi­ona­to Mon­di­ale del 1981, la Lotus ave­va appronta­to, in gran seg­re­to, la geniale “88”, muni­ta di doppio telaio che con­sen­ti­va di mod­i­fi­care l’altezza del­la vet­tura dal suo­lo durante la corsa.

Poco pri­ma dell’inizio del­la sta­gione, Elio pro­va la nuo­va macchi­na a Le Castelet: apprez­za l’impegno, anche eco­nom­i­co, di Chap­man, pro­prio men­tre alcu­ni “inviati” di altre bla­sonate scud­erie spi­a­vano la “nuo­va crea­tu­ra” del tec­ni­co inglese.

Purtrop­po, l’inizio del Mon­di­ale del 1981 era sta­to carat­ter­iz­za­to dal­la battaglia scate­na­ta tra la Fed­er­azione Inter­nazionale (FISA) e l’Associazione dei Costrut­tori (FOCA), per­ché la Fed­er­azione ave­va ban­di­to le “minigonne” sulle vet­ture di For­mu­la 1. Ciò era appar­so agli “assem­bla­tori” come un aiu­to per i “costrut­tori” che disponevano del motore tur­bo. Per­tan­to, a Long Beach, dove si svol­ge­va il pri­mo Gran Pre­mio in cal­en­dario, la Lotus paga­va il prez­zo di quel­la con­tro­ver­sia: per la ques­tione del doppio telaio, la “88” veni­va esclusa dal Gran Pre­mio e, suc­ces­si­va­mente, veni­va giu­di­ca­ta irregolare.

Così, al momen­to di fir­mare per la Brab­ham-Par­malat, Elio non dimen­ti­ca­va quel­lo che Chap­man ave­va fat­to per lui: lo ave­va volu­to, ave­va investi­to tan­to per real­iz­zare la geniale “88”, ma si ritrova­va inaspet­tata­mente in sof­feren­za tec­ni­ca e di denaro. Per questi motivi, il gio­vane pilota ital­iano decide di non abban­donare la Lotus in quel momen­to così criti­co. Elio De Ange­lis ave­va mes­so l’onore e la paro­la dell’uomo davan­ti a tut­to. Quel­lo, in effet­ti, era il suo stile.

 

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