Nel 1977, Enzo Ferrari deve trovare un pilota che rimpiazzi Niki Lauda. Inaspettatamente, la sua scelta ricade su Gilles Villeneuve, un campione di motoslitte canadese…

Tra Enzo Fer­rari e Niki Lau­da era fini­ta, due coni­u­gi sep­a­rati in casa. Il divorzio sarebbe arriva­to in modo duro, aspro, con strasci­chi polemici.

Ver­so la fine dell’Agosto del 1977, Fer­rari si atti­va per sos­ti­tuire il Cam­pi­one austriaco.

In un pri­mo momen­to, il suo inter­esse si con­cen­tra su Patrick Tam­bay, un parig­i­no che si sta­va costru­en­do la fama del pilota “ragion­iere” per via del­la sua gui­da puli­ta e rego­lare. I lega­mi con­trat­tuali di Tam­bay con McLaren e Marl­boro, però, obbligano il Drake a cam­biare obi­et­ti­vo di con­quista. Gli viene sug­ger­i­to il nome di Gilles Vil­leneuve, un canadese che ave­va debut­ta­to in For­mu­la 1 appe­na un mese pri­ma, nel Gran Pre­mio di Gran Bre­tagna, al volante di una McLaren. Una buona qual­i­fi­ca, una rin­cor­sa dalle retro­vie, undices­i­mo al tra­guar­do e quin­to miglior tem­po in gara. Niente più.

È lui l’uomo gius­to per pren­dere il pos­to del “Barone Rosso”? Fer­rari ha deciso: sarebbe sta­to lui il pilota, cam­pi­one nel suo Paese con le moto­slitte, che avrebbe sos­ti­tu­ito Lau­da e affi­an­ca­to Car­los Reute­mann. Per comu­ni­care in inglese e francese con il mon­do intero, Enzo Fer­rari si avvale di un suo col­lab­o­ra­tore, Ennio Mor­tara, che dopo la scom­parsa di Vil­leneuve avrebbe reso noti i det­tagli del pri­mo con­tat­to tra il Com­menda­tore e Gilles.

“Mi chi­a­mi questo numero in Cana­da” – gli ave­va ordi­na­to Fer­rari – “le rispon­derà un cer­to Vil­leneuve. Gli chie­da se è dis­pos­to a cor­rere per me”. Mor­tara tele­fona: “Par­lo con Gilles Vil­leneuve? Il sign­or Fer­rari mi ha incar­i­ca­to di chieder­le se vuol cor­rere per lui”. “Cosa hai det­to?”, rispon­de­va Gilles, sor­pre­so nel rice­vere quel­la pro­pos­ta tan­to sog­na­ta quan­to inaspet­ta­ta. Ovvi­a­mente, comu­ni­ca la sua disponi­bil­ità per cor­rere con il Cav­alli­no. “Le pagher­e­mo il bigli­et­to dell’aereo, ma par­ta subito, il Com­menda­tore l’aspetta”, con­clude Mortara.

Il giorno dopo, alle ore 14, Mor­tara e un mec­ca­ni­co del­la Fer­rari rag­giun­gono l’aeroporto di Milano-Malpen­sa con una Fiat 131 bian­ca, por­tan­do con loro una pic­co­la foto di Vil­leneuve ritagli­a­ta da una riv­ista, quale aiu­to per riconoscere quel pilota “sconosci­u­to”. Quan­do Mor­tara si riv­olge all’addetto dell’ufficio infor­mazioni per chiedere del volo in arri­vo da Toron­to, alla sua destra si affi­an­ca un gio­vane pic­co­lo, magro, con una sac­ca a tra­col­la, una specie di tur­ista spae­sato, che chiede se può tele­fonare a Milano. Mor­tara, dopo aver­lo fis­sato bene, gli chiede se lui fos­se Vil­leneuve, e quest’ultimo, che appare annoia­to, risponde deciso: “Sì, per­chè?”. “Sono sta­to io a tele­fonar­ti. Mi man­da Fer­rari”, pre­cisa Mor­tara pri­ma di salire a bor­do del­la 131 per rag­giun­gere Enzo Fer­rari. Gilles, che di suo non era molto espan­si­vo, chiede quan­ti chilometri man­ca­vano a Mod­e­na e poi si mette a dormire.

Qua­si a metà stra­da, si sveg­lia. È tac­i­turno: tan­to per dire qual­cosa chiede infor­mazioni sul tem­po che face­va in Italia, in par­ti­co­lare a Mod­e­na. Final­mente, giun­ti a des­ti­nazione, Enzo Fer­rari lo riceve nel­la sede stor­i­ca del Cav­alli­no, in Via Tren­to e Trieste.

Per pri­ma cosa, Fer­rari doman­da a Vil­leneuve a quale stipen­dio ambisse per essere con­tento. Ci sareb­bero sta­ti piloti che avreb­bero paga­to per cor­rere con la Rossa. Gilles, allo­ra, lo infor­ma che esiste­va un’opzione con la McLaren e con la Marl­boro. Fer­rari gli risponde che quelle era­no “cose super­abili”, dopodiché rag­giun­gono subito un accor­do. Pri­ma di licen­ziar­si, Gilles gli chiede un anticipo in denaro.

A Mor­tara, che funge da inter­prete, non sfugge l’impercettibile smor­fia di Fer­rari davan­ti a tale richi­es­ta: “Gli dica che di soli­to non fac­cio queste cose, ma per lui si farà un’eccezione”, con­clude il Drake.

La pri­ma pro­va di Vil­leneuve sul cir­cuito di Fio­ra­no – a det­ta di Mor­tara – non è esaltante: il pri­mo tes­ta-coda, alcune sban­date un po’ con­trol­late e un po’ no. La macchi­na, poi, gli sta grande e Gilles, nell’abitacolo, sem­bra un pul­ci­no. Per Enzo Fer­rari, comunque, va bene così: “Beh, qui avrà la pos­si­bil­ità di crescere”, com­men­ta. Così, Gilles prende il pos­to di un Lau­da che, con­quis­ta­to l’iride, pone pre­mat­u­ra­mente fine alla sua sta­gione ago­nis­ti­ca e, con­tem­po­ranea­mente, a quel­la vis­su­ta a Maranel­lo, lun­ga quat­tro anni al prez­zo di due titoli con­quis­ta­ti, qua­si tre.

Vil­leneuve debut­ta in Cana­da, poi corre in Giap­pone, dove in gara tam­pona Peterson.

A causa del tam­pon­a­men­to, la sua mono­pos­to spic­ca il volo e atter­ra tra alcu­ni spet­ta­tori appo­sta­ti in zona vieta­ta, ucci­den­do un com­mis­sario – che si prodi­ga­va per allon­tanare il pub­bli­co – e un fotografo. Vil­leneuve esce indenne dall’incidente, e una vol­ta tor­na­to a Maranel­lo, appare per­fet­ta­mente nor­male, come se nul­la fos­se accaduto.

Gilles Vil­leneuve, tra uscite di pista, con­trosterzi e com­por­ta­men­ti che met­tono sem­pre in luce la sua voglia di ottenere dal mez­zo il mas­si­mo e anche di più, vince solo sei gare di For­mu­la 1, pri­ma di scom­par­ire in un modo spet­ta­co­lare quan­to crudele.

Le sue ges­ta, il suo “dare tut­to”, lo ren­der­an­no il pilota più ama­to dai tifosi, che lo han­no sem­pre segui­to e sostenu­to. Ancor pri­ma di pianger­lo e rimpianger­lo, ci siamo ammalati del­la “Feb­bre Vil­leneuve”, quel mor­bo così con­ta­gioso, che abbi­amo avu­to vera­mente in tan­ti, solo per lui.

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