Auguri di cuore. Auguri a colui che tornò in pista appena quarantotto giorni dopo da quel terribile incidente che lo sfigurò, colui che preferì avere il suo piede destro piuttosto che un bel viso, colui che vinse da pilota due titoli con la Ferrari ed uno con la McLaren. Auguri a colui che fu protagonista di una rivalità che ha fatto storia, a colui che ha fatto sì che Mercedes diventasse ciò che rappresenta ora: la perfezione. Auguri Niki. Auguri a chi ci ha ricordato, una volta di più, che le leggende non muoiono mai.
Compie oggi gli anni Niki Lauda, un personaggio meraviglioso, il pilota austriaco più rappresentativo: centosettantuno gare disputate, venticinque vittorie e tre titoli mondiali. Dopo la scomparsa del connazionale Jochen Rindt, gli appassionati austriaci hanno un altro beniamino per cui tifare. E’ il campione “computer”.
Compie oggi gli anni il pilota a cui forse la Formula 1 deve parte del suo rilancio negli anni settanta. Lauda è uno stratega, in pista e fuori, e il suo temperamento lo porta spesso a preoccuparsi più di guidare in sicurezza che vincere titoli. Severa dieta, yogurtino e attività fisica sono il suo must: parte l’era del professionismo in Formula 1. L’inizio nelle competizioni risale al 1969: Niki corre in categorie minori fino al suo esordio in Formula 1 nel 1971 in Austria, al volante di una March costretta poi al ritiro. Dopo un 1972 disastroso, Lauda passa alla BRM nel 1973, scelta che si dimostra deludente. Per il 1974 la Ferrari ingaggia l’austriaco, che riesce a conquistare i Gran Premi di Spagna e Olanda e tre secondi posti. La carriera di Lauda inizia a decollare: nel ’75 con cinque vittorie e otto podi è campione del mondo. Il 1976 è la stagione definita come la più entusiasmante nella storia della Formula 1. La Ferrari domina il campionato e Niki Lauda sembra essere il favorito senza rivali.
Fino al Gran Premio di Germania. Sul circuito tedesco Lauda perde il controllo della sua monoposto, e la vettura numero 1 rossa prende fuoco. Tre piloti, Merzario, Edwards ed Ertl si fermano per aiutare Lauda. Senza il loro coraggio, per il campione sarebbe stata la fine. Un’incidente che permette al pilota McLaren James Hunt, per ora secondo in classifica, di recuperare punti e sperare nella conquista dell’iride. Prima della fine del mondiale, l’austriaco torna sulla griglia di partenza per difendere il titolo a soli quarantotto giorni dall’incidente al Nurburgring. Nell’ultimo Gran Premio stagionale sul circuito del Fuji, Lauda e Hunt mettono in gioco un’intera stagione in una sfida all’ultima “goccia” di volontà. A causa di una pista flagellata dalla pioggia, al termine del secondo giro il ferrarista decide di ritirarsi. L’azzardo questa volta non vale la sua vita, e Hunt ha il via libera. L’inglese vince il mondiale con un solo punto di vantaggio su Lauda. La loro rivalità diviene subito leggenda. Il 1977 è per Niki Lauda l’anno della rivincita: con una straordinaria performance conquista il secondo titolo, e lascia la casa di Maranello per approdare alla Brabham, con la quale vince due gare nel 1978 classificandosi quarto a fine stagione. Dopo un 1979 insoddisfacente, Lauda decide di prendersi un periodo di pausa dalle competizioni che terminerà nel 1982, quando rientra in pista con la McLaren. Con questo team vince il suo terzo titolo nel 1984, con un vantaggio di appena mezzo punto sul compagno di squadra Alain Prost. La stagione successiva, numerosi inconvenienti tecnici impediscono a Lauda un buon piazzamento in classifica, e a fine 1985 con una vittoria in Olanda conclude definitivamente la sua carriera da pilota metodico e consistente. Niki non riuscirà tuttavia a stare lontano dalla sua F1.
L’austriaco è infatti uno tra i maggiori artefici, insieme a Toto Wolff, del ciclo più imponente che questo sport, il nostro sport, abbia mai visto: quello Mercedes, che dura ancora fino ai giorni nostri e chissà per quanto ancora durerà. Niki ha lasciato questa terra lo scorso 20 Maggio del 2019, dopo una vita passata a lottare contro tutto e contro tutti. Noi non possiamo fare altro che ricordare le sue straordinarie gesta e ricordarci che, nonostante tutto, le leggende non muoiono mai. Per davvero.