Problemi altrui a parte, di certo non si può togliere alcun merito al lavoro compiuto da Renault, che si è presentata ad Austin con una competitività e una grinta alla quale eravamo decisamente disabituati. Protagonista assoluto uno splendido Daniel Ricciardo, sesto.
Un indice alquanto curioso attraverso cui tutti si sono prontamente e sicuramente resi conto di quanto esageratamente in calo fosse la prestazione della SF90 di Sebastian Vettel, vittima di un non meglio identificato problema probabilmente imputabile alla presenza di bump e di un’embrionale fragilità poi culminata nella clamorosa rottura della sospensione posteriore, è stato fornito da un rampante Daniel Ricciardo, intento a compiere immediatamente un sorpasso proprio ai danni del tedesco della Ferrari. E i motivi alla base di questi ragionamenti sono cosa ben nota. Problemi altrui a parte, di certo non si può togliere alcun merito al lavoro compiuto dalla scuderia di Enstone, che si è presentata ad Austin con una competitività e una grinta alla quale eravamo decisamente disabituati.
Il 2019, sportivamente e temporalmente, volge ormai al termine e il momento dei bilanci non è più così lontano come sembrava a inizio campionato. E in quanto a sommari e conti di fine stagione, in casa Renault avranno molto su cui ragionare e da cui ripartire e i pezzi di un puzzle intricatissimo, di cui il team anglo-francese non sembra ancora averne trovato la soluzione, incominciano forse ad assumere una forma o, se non altro, ad avere colori meno confusi. Il recente annuncio circa l’arrivo di Pat Fry, noto tecnico britannico storicamente legato alla McLaren (e alla Ferrari seppur con un trascorso non semplicissimo) parrebbe testimoniare una forte volontà di cambiamento al fine di smuovere acque e animi che non sono mai parsi troppo “agitati”, per utilizzare un termine caro al Drake. E, come dicevamo in principio, il passo mosso domenica sembra decisamente e finalmente il primo compiuto nella direzione giusta, e la gara dei due alfieri della Losanga ne è un perfetto testimone.
I portacolori del Team Renault hanno mostrato prestazioni alternativamente convincenti sin da subito e di certo non si sono fatti trovare impreparati quando è arrivato il momento di capitalizzare. Alternativamente, perché se Ricciardo è parso davvero in palla già a partire dalle FP1, lo stesso non si può dire di Hulkenberg, che ha evidenziato maggiori difficoltà dovute ad una mancanza di sintonia con la propria vettura, come manifestato anche in altre occasioni nel corso di quella che, a quanto pare, sarà la sua ultima annata in Formula 1… almeno per ora. Le qualifiche sembrano confermare le sensazioni riportate dai piloti nel corso del venerdì e, di conseguenza, vedono Ricciardo classificato in nona posizione e Hulkenberg in undicesima, seppur con un distacco più basso di quanto il risultato induca a credere e con i due che partiranno con gomma morbida e mescola dura rispettivamente. Al via, complice il repentino crollo prestazionale accusato da Vettel, le due vetture francesi mettono a segno delle ottime tornate e l’australiano, in particolare, si distingue per una guida decisamente aggressiva che lo porterà ad ingaggiare una serie di importanti, duraturi e combattuti duelli che lo terranno impegnato fino al termine della corsa, restituendo anche dei dati tecnici sicuramente molto interessanti e succulenti per i tecnici al muretto. Grazie anche ad un notevole recupero di Nico Hulkenberg, la Renault termina la corsa realizzando un ottimo arrivo a punti per entrambe le partecipanti e lo fa anche chiudendo a sandwich le sue dirette rivali, ovvero le McLaren, grazie ad un sesto posto, strappato a Norris e un nono piazzamento finali messi a segno, nell’ordine, dall’australiano e dal tedesco.

La tappa statunitense consegna, dunque, alla Renault un ottimo bottino di punti e, nonostante il quarto posto sia ormai saldamente nelle mani della rediviva compagine di Woking, lancia comunque un segnale incoraggiante per il futuro che, seppur meno chiaro ed evidente, almeno al momento, di quello della McLaren, sembra in ogni caso dare delle prime e timide indicazioni di cui i tecnici, attuali e futuri, dovranno far tesoro. D’altronde, dopo ben tre anni dal suo ritorno e ormai quattro stagioni disputate, sarebbe proprio il caso di voltare pagina e di puntare legittimamente più in alto, lasciando definitivamente alle spalle errori, fallimenti e incidenti di percorso poco lusinghieri al fine di trarre il massimo da quello che è, a tutti gli effetti, un grande potenziale inespresso.